Dalle primissime ore della giornata di ieri, 29 agosto, un intenso sciame sismico è stato registrato dall’Ingv tra Bronte (Catania) e Regalbuto e Troina (Enna). Sono circa una quarantina le scosse rilevate, tra cui quelle maggiore intensità sono comprese tra 2.0 e 3.5 gradi della scala Richter. Quest’ultima è stata registrata dall’Ingv di Catania alle 21.41 a 8 chilometri a Sud-Ovest di Bronte. L’epicentro è stato localizzato a una profondità di 14 chilometri. Ci sono segnalazioni su alcuni dei sismi, che sono stati avvertiti, ma fortunatamente nessun danno a cose o persone.
Lo "sciame sismico in corso - spiega il dipartimento della Protezione civile della Regione Siciliana - è su una ideale congiungente Bronte con Lago di Pozzillo - Agira. Comune vicini: Regalbuto, Gagliano, Troina, Cesaró, Randazzo, Bronte. Da circa tre ore sono avvenute decine di scosse di piccola magnitudo M 2 - 3, massima 3,5. Profondità circa 16-18 km, precedute ieri da alcune scosse in territorio di Bronte».
Le scosse continuano ancora oggi. Concentrate in particolar modo nella zona di Regalbuto, a partire dalle 8.00 di questa mattina, si sono registrate 7 scosse di magnitudo compreso tra 2.0 e 2.7.
I movimenti della terra sembrerebbero, però, interessare gran parte dell'area ionica. Alle 5.49 di questa mattina, infatti, un terremoto di magnitudo 4.7 è stato registrato in Grecia sulla costa ionica.
Ma cos'è e come si verifica uno sciame sismico?
In sismologia, con questo termine, si intende una sequenza di scosse sismiche di lieve e media intensità che si sviluppano in una determinata zona e in un arco di tempo piuttosto dilatato: le scosse di uno sciame sismico, in particolare, si sviluppano in assenza di un evento principale più intenso.
Per questo motivo lo sciame sismico non è da confondersi con le cosiddette "scosse di assestamento" in cui, solitamente, la scossa iniziale registrata è sempre di più forte intensità.
Le cause della formazione di questo fenomeno sono da ricercare nella fenomenologia stessa del terremoto: un sisma altro non è che una liberazione di energia nella crosta terrestre, che avviene quando va a rompersi l'equilibrio che tiene unite alcune delle parti che la compongono. In parole più semplici, quando avviene un terremoto, parte della crosta terrestre si rilassa scaricando energia.
Può accadere che quest'energia appena rilasciata vada ad intaccare volumi di roccia adiacenti, volumi che potrebbero a loro volta trovarsi in equilibrio precario, scatenando a loro volta un evento sismico.
Uno sciame sismico non è prevedibile poiché non è altrettanto prevedibile capire in che modo avvenga il contagio e quanto tempo ci mette l'energia a passare da un'area ad un'altra. Questo è il motivo per il quale uno sciame sismico, purtroppo, può durare anche mesi o, addirittura, anni.
Tra l'altro la sequenza di terremoti che sta interessando l'area tra Catania ed Enna si localizza in una zona che vede la presenza di diversi elementi importanti dal punto di vista geologico e tettonico: l'Etna, uno dei vulcani più attivi dell'area mediterranea, la catena montuosa siciliana, chiamata 'Catena Appenninico-Magrebide, e a sud, l'Altopiano Ibleo. La geologia di quest'area è condizionata dalla lunga storia di convergenza (ancora attiva) tra la placca africana e quella europea, che ha portato alla progressiva deformazione e flessione della parte piu' settentrionale dell'Altopiano Ibleo sotto il fronte piu' avanzato del sistema di pieghe e faglie della catena Appennino-Magrebide. Storicamente, la Sicilia sud-orientale è stata interessata da numerosi terremoti distruttivi (ad esempio nel 1169, 1542 e 1693), che fanno di questa regione una delle aree a più alta pericolosità sismica in Italia.
Secondo il vulcanologo dell'Ingv di Catania, Boris Behncke, «gli sciami sismici da quelle parti sono molto frequenti e quasi sempre con eventi di magnitudo relativamente basse. Si pensa che questo tipo di attività sismica nei Nebrodi sia sostanzialmente di natura tettonica (dovuta alla collisione fra le placche africana ed eurasiatica). Tuttavia, non si può completamente escludere che ci sia anche un contributo da parte di cambiamenti di volume (spostamenti o accumulo di magma) nel sistema di alimentazione dell'Etna ... e l'Etna, lo sappiamo, da quando ha finito di eruttare, due mesi e mezzo fa, sta ricaricando, come fa sempre tra un'eruzione e un'altra».