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23/11/2022 17:04:00

"Noi e l'Ucraina: perchè continuiamo ad inviare armi a chi non accetta la pace?"

Gentile redazione di Tp24,

 Sono passati ormai 9 mesi da quando è iniziato l'attacco dei russi nei confronti del territorio ucraino.
Una guerra che vede naturalmente un aggressore e un aggredito e che come tutte le guerre sta provocando centinaia di migliaia di morti tra cui anche diversi civili.

Ho sempre pensato che la risoluzione delle controversie tra Stati sovrani non possa essere delegato alle armi ed infatti sono stato uno dei 100.000 partecipanti alla manifestazione a Roma per la pace del 5 Novembre.
Siamo partiti con un pullman da trapani attraversando lo stretto di Messina tramite il traghetto, e percorrendo per 15 ore la strada verso la capitale. E c'erano tante storie da ascoltare dentro quel pullman. C'era chi aveva figli in Ucraina, chi in passato aveva rischiato la vita per difendere popoli sottomessi e chi, come me,
era spinto dalla preoccupazione che il mondo stesse cadendo nel baratro.

In quella piazza, a Roma, c'erano diverse anime rappresentative di partiti politici, sigle sindacali, organizzazioni umanitarie, ma quel giorno eravamo tutti uniti da un'unica bandiera: quella della pace.
Un segnale forte e chiaro al nostro Governo ma anche a tutti i governi del mondo a cui si chiedeva e si chiede ancora ,uno sforzo per impiegare le proprie energie per organizzare dei tavoli diplomatici per il "cessate il fuoco" tra Mosca e Kiev.
L'Italia fin dall'inizio, sotto spinta dell'Unione Europea e della NATO, ha utilizzato una strategia ben precisa: L'invio delle armi allo stato aggredito: l'ucraina.
Posto che uno Stato ha il diritto di difendersi da un attacco straniero ho sempre avuto qualche dubbio sulla legittimità rispetto all'invio delle armi da parte del nostro Paese. L'Italia, secondo la nostra Costituzione, ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. E seppur l'intento (dell'invio delle armi) sia a scopo difensivo rispetto ad un popolo aggredito, la domanda è: la nostra Costituzione consente di inviare armi ad uno Stato che non fa parte nè dell'Unione Europea nè della Nato?

Ma al di lá di norme e regole, ci fu un aspetto di pragmatismo secondo il quale bisognava dare una risposta immediata all'attacco russo e l'invio delle armi si riveló un primo intervento, secondo il governo Italiano, necessario.

Il 5 novembre ci siamo interrogati se fosse necessario continuare su questa strategia bellicista (ogni arma in più equivale ad almeno un morto in più) e la risposta di quella piazza era trasversale: No.

Con tutto il rispetto e la solidarietà che si può avere per il popolo ucraino, ritengo inaccettabile che il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky abbia ratificato la decisione del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale del 30 settembre in cui si afferma l'impossibilità di negoziare con il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin.
Continuiamo ad inviare armi a chi non accetta di trattare per la pace?
La Nato sta pensando a qualche alternativa diversa dall'invio di armi a tempo indeterminato?

Molti sono convinti che l'ultima guerra combattuta in Europa sia la seconda guerra mondiale ma farà strano per qualcuno sapere che proprio la Nato, nel 1999, si trasformò da organizzazione difensiva in offensiva bombardando la Serbia di Slobodan Milosevic.

Seppur l'aggressione di Putin sia da condannare e su questo siamo tutti d'accordo, è necessario ricordare che le motivazioni (non le giustificazioni, che rendono qualcosa "giusto") vedono un avanzamento della NATO nel corso dei decenni verso i confini Russi, che la stessa Russia ha considerato ostile, in ragione del fatto che patti e trattati auspicavano il contrario.

In questa breve, sintetica, e non esaustiva trattazione sulla guerra in Ucraina la mia volontà è quella di tenere accesa la fiammella del dibattito pubblico su una tematica che ci vede tutti coinvolti non soltanto da un punto di vista umanitario, ma considerando altresì che le negative conseguenze economiche hanno riflessi anche sul nostro Paese.
L'auspicio deve essere quello di una risoluzione pacifica del conflitto russo-ucraino e anche noi cittadini, con i mezzi che ci vengono messi a disposizione, abbiamo il dovere di influenzare le scelte politiche su una guerra che deve finire immediatamente.

Luca D'Agostino