I boss di Cosa nostra Francesco Pace e Girolamo "Luca" Bellomo stavano scontando una condanna, rispettivamente a 25 anni di reclusione il primo e a dieci il secondo.
Entrambi vicini al boss superlatitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, nelle settimane scorse sono tornati in libertà per buona condotta. Le nuove norme del codice antimafia, hanno impedito, infatti, l'applicazione dei provvedimenti di sorveglianza speciale e entrambi sono tornati liberi e senza alcun vincolo (ne abbiamo parlato qui). Vediamo chi sono i due boss scarcerati.
Chi è Francesco Pace - Francesco Pace, 81enne, originario di Paceco è stato a capo del mandamento di Trapani dal 2001, quando venne arrestato Vincenzo Virga. Fu Matteo Messina Denaro a indicare Pace, quale sostituto di Virga alla guida della consorteria trapanese. Pace, arrestato nel 2007 era già stato sottoposto a tre anni di sorveglianza speciale. Sotto la sua guida Cosa nostra trapanese tornò nel silenzio e nella sommersione con una strategia opposta rispetto a quella dell'era Virga. Non si verificano attentati né estorsioni durante la sua reggenza. Riesce invece ad infiltrarsi negli pubblici appalti imponendo le forniture.
Pace e la vicenda della Calcestruzzi Ericina - La figura del boss Francesco Pace è legata alla vicenda della Calcestruzzi Ericina che, una volta confiscata a Virga, fu oggetto dell'interesse dello stesso Pace che cercò di appropriarsene. Provò infatti a farla fallire per poi ricomprarla con pochi euro, cercando di toglierle i clienti e suggerendo loro di rivolgersi ad altre aziende per il calcestruzzo. Il piano di Pace, però, fallì grazie all'intervento dell'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano. Pace intercettato disse ai suoi che il prefetto Sodano sarebbe stato trasferito. Trasferimento avvenuto nell’estate del 2003, quando fu trasferito da Trapani ad Agrigento Agrigento dal Consiglio dei Ministri presieduto allora da Silvio Berlusconi e sottosegretario agli Interni era il senatore Tonino D’Alì.
Chi è Girolamo "Luca" Bellomo - Bellomo, palermitano di 45 anni, rappresentante di una ditta per forniture di arredi per alberghi, è imparentato con i Messina Denaro. E’ sposato, infatti, con Lorenza Guttadauro, figlia del boss palermitano Filippo Guttadauro e Rosalia Messina Denaro, sorella di Matteo, genitori di Francesco Guattadauro nipote del capo mafia di Castelvetrano. Per Bellomo prima un ruolo di fiancheggiatore e spalla del cognato, Francesco Guttadauro, poi dopo l'arresto di quest'ultimo, un ruolo di primordine dicendo ai palermitani di essere “il portavoce della famiglia di Castelvetrano”. Venne arrestato il 19 novembre 2014 nell'operazione antimafia "Eden 2" che portò all'arresto di 16 persone tra Castelvetrano e Palermo e che vide in manette, tra gli altri, anche l'ex consigliere comunale Calogero Giambalvo. Bellomo è stato condannato per mafia, traffico di droga e per rapina in un’azienda di Trasporti. Fu sua l'idea di fare irruzione con le pettorine della Polizia. E fu Bellomo a dare una "Lezione", con lesioni e ferite ad un soggetto colpevole di essere stato l'autore di un furto a casa di Giuseppe "Rocky" Fontana, amico di Matteo Messina Denaro. Per fermare colui che aveva compiuto il furto, Bellomo usò un distintivo dei Carabinieri.
Bellomo e la vicenda Bulgarella - E Girolamo Bellomo è coinvolto indirettamente nella vicenda dell'imprenditore trapanese Andrea Bulgarella. Bellomo, infatti, lavorava per una ditta fornitrici degli alberghi di Bulgarella. "Bastò questo per sostenere il mio presunto collegamento con il latitante e affibbiarmi l’etichetta di «uomo di Matteo Messina Denaro»", affermò Bulgarella.
Così, lo stesso Bulgarella spiegava dopo che la sua posizione è stata archiviata: "Proprio su questa circostanza, chiarisco, senza tema di smentita, di non avere mai avuto contatti diretti con il Bellomo, ma solo rapporti commerciali con la «Schonuber Franchi» e con la«Bottega dell’Albergo» (società leader per la fornitura degli alberghi), di cui il Bellomo aveva la rappresentanza. Mi sono più volte recato nella sede della «Shonuber» a Bolzano, e mai negli uffici del Bellomo, non sapendo neanche dove gli stessi siano ubicati. l beneficiario di un assegno, a pagamento di una fornitura, da 'Belloni', il nome esatto, diventa, non si capisce come, 'Bellomo'; e questo errore madornale diventa la 'prova' di un pagamento disposto a favore del nipote di Matteo Messina Denaro, che si chiama proprio Bellomo. Da questo errore si è fantasticato su un mio collegamento con Matteo Messina Denaro".