Un “buco” di sei minuti nei filmati acquisiti dalla polizia. Le telecamere riprendono Nataliia e il suo presunto aggressore. Poi i due spariscono per riapparire, alle Mura di Tramontana, dopo 360 secondi. In quel breve arco di tempo la donna ucraina sarebbe stata violentata, secondo quanto lei stessa ha denunciato alla polizia dopo essere stata accompagnata in ospedale.
Lo stupro non è avvenuto in quella panchina rinvenuta sporca di sangue. La violenza, infatti, non è stata ripresa dalle telecamere del sistema di videosorveglianza. Teatro dell'aggressione, la strada sottostante le Mura, dove Nataliia e l'uomo, ora in carcere, si sarebbero appartati per consumare un rapporto sessuale. “Lei era consenziente”, avrebbe detto l'indagato al Gip del tribunale di Trapani, Massimo Corleo, durante l'interrogatorio di garanzia.
Nataliia, invece, avrebbe raccontato di una richiesta da lei non assecondata. Un diniego che sarebbe sfociato in violenza.
Circostanza, questa, che l'uomo nega con forza. “Quando ho visto che Nataliia perdeva sangue sono stato io a chiedere ad un ragazzo di chiamare un'ambulanza”. Accusato di violenza sessuale e di lesioni personali, il 37enne, con piccoli precedenti alle spalle, è rinchiuso al “Pietro Cerulli”.
Quando l'ucraina e l'indagato riappaiono alle Mura, la donna insanguinata si siede su quella panchina, sequestrata dalla polizia, sporcandola di sostanza ematica. Poi l'arrivo dei sanitari del 118 e la corsa al Sant'Antonio Abate.