Si va verso l’autonomia differenziata, il Ministro Roberto Calderoli ha già presentato la sua bozza, seppure la premier Giorgia Meloni abbia già dichiarato di non volere una Italia divisa in Comuni di serie A e B.
A richiedere l’autonomia non è solamente il ministro, a cui tutte le colpe vengono addebitate, ma le stesse regioni che già sono autonome per statuto, come la Sicilia.
In ogni caso gli ambiti di autonomia verranno assegnati solo dopo la determinazione dei Lep, livelli essenziali delle prestazioni, standard minimi dei servizi che devono essere garantiti a tutte le Regioni.
Gli ambiti sono: Sanità, Energia, Ambiente, Istruzione e le Camere in sessanta giorni devono esaminare l’intesa fra Regione e Stato, determinando quindi le funzioni, un accordo che non andrà oltre i dieci anni.
I problemi maggiori restano tutti al Sud, dove sia i governatori regionali che anche i sindaci pongono dubbi legittimi su un gap che potrebbe ancora più acuirsi tra le due aree del Paese.
Il leader della Cgil Maurizio Landini si è espresso in maniera negativa: “E’ una strada totalmente sbagliata e spacca il Paese, perché nel Mezzogiorno non ci sono le stesse infrastrutture e gli stessi servizi sociali”. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata arriverà giovedì in Consiglio dei Ministri, intanto il testo è stato già depositato.
Intanto alcuni sindaci e presidenti di Regioni si stanno organizzando per una manifestazione di protesta sulle autonomie scolastiche in difesa della scuola pubblica, lo stesso Vincenzo De Luca, governatore della Campania è chiaro contro Calderoli: “In questi giorni stiamo incontrando associazioni ed esponenti del mondo della scuola, dalle palestre alle mense abbiamo fotografato due Italie diverse. Al Sud, al termine delle elementari, un bambino è stato in aula circa un anno meno di un coetaneo al Nord. Per non parlare della crisi demografica in Umbria o nelle Marche”.
Il direttore della Svimez, Luca Bianchi, sostiene infatti che la riforma dell’autonomia differenziata sia in contrasto con l’impostazione del PNRR: “C'è un'inspiegabile accelerazione su un disegno costituzionale complesso. E paradosso è voler approvare la riforma Calderoli senza che l'altra riforma Calderoli, quella sul federalismo fiscale del 2009, sia mai stata attuata. In quel disegno c'erano contrappesi fondamentali per l'autonomia differenziata”.
Poi aggiunge quale possa essere il pericolo: “La devoluzione deve migliorare l'efficienza della Regione, non Il contrario. Ho dubbi, ad esempio, sull'opportunità di avallare venti politiche energetiche diverse. Il pericolo è dar vita a un divario di cittadinanza, perché di fatto si cristallizzano e anzi rafforzano i vantaggi competitivi del Nord rallentando il percorso di perequazione”.