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14/02/2023 06:00:00

L'omicidio di Danilo Pipitone, "l'angelo del Covid" ucciso in strada a Roma 

Sono concentrate su Mohamed Abidi, un trentenne tunisino, le indagini della squadra mobile di Roma sulla morte del 44enne, Danilo Salvatore Lucente Pipitone, il caporale maggiore dell'Esercito, di origine marsalese, che lavorava come infermiere all'ospedale militare del Celio.

Il militare è stato aggredito nella notte tra venerdì e sabato nella zona di Centocelle a Roma e poi è morto al Policlinico Umberto I dove era arrivato in condizioni gravissime. Gli agenti della squadra mobile stanno cercando il nordafricano con precedenti legati allo spaccio di droga.

Chi era Danilo Pipitone - Per tutti era diventato uno degli "angeli del Covid". Completamente coperto dalla tuta di protezione, Danilo ha lavorato fin dai primi momenti dell’emergenza pandemica nel reparto di rianimazione dell’ospedale militare del Celio. Sempre attento, scrupoloso, riservato. E soprattutto umano. Così viene ricordato da amici e colleghi. Pipitone, separato senza figli, si è arruolato nel 2002 in ferma volontaria annuale e come prima caserma di destinazione è stato distaccato a Roma presso il XII reggimento bersaglieri. In seguito ha fatto la specializzazione in operatore sanitario dell’Esercito con i primi incarichi anche in missione di pace all’estero, in Albania nel 2006. Infine il 44enne era entrato in servizio al Celio e si è distinto da allora nella sua attività dell’assistenza dei pazienti sia militari sia civili. E dal febbraio 2020 con la pandemia è stato impegnato ogni giorno per salvare le vite di persone contagiate trasferite nel reparto Covid del Celio, uno dei più impegnati sul fronte del contrasto dell’emergenza.

Che cosa è accaduto - Danilo Salvatore Lucente Pipitone era stato aggredito durante una lite tra venerdì e sabato scorsi a Centocelle. Era stato soccorso alle 2,30 di notte vicino alla sua auto in via dei Sesami. Aveva un taglio sul sopracciglio, una ferita sulla nuca e altri traumi provocati forse da un bastone. I familiari hanno dato il via libera all’espianto di organi. Dopo l'aggressione, alcuni passanti hanno chiamato i soccorsi, ma i sanitari hanno trovato il caporal maggiore con un taglio al sopracciglio e un profondo colpo dietro alla nuca. Una volta arrivati sul posto gli uomini della squadra mobile hanno sentito alcuni testimoni. Si è subito ipotizzato che la causa dell'aggressione fosse una lite per la viabilità, ma non si esclude anche la rapina finita male, sebbene addosso alla vittima siano stati trovati il cellulare e il portafogli. 

Le indagini - Gli investigatori della polizia potrebbero arrivare ad una svolta già nelle prossime ore. Ci sono anche le immagini della videosorveglianza a supporto della ricerca del colpevole. Sono sulle tracce di Abidi e su quelle di un probabile complice, dal momento che dal luogo del delitto sono state viste fuggire due persone a bordo di una Fiat 500 Abarth, la cui targa è in possesso delle forze dell'ordine. La vettura risulterebbe presa a noleggio e da qui sarebbero risaliti all'indentità di Abidi che, visto fuggire insieme ad un'altra persona.

Chi è il sospettato Mohamed Abidi - Si chiama Mohamed Abidi, ed è nato il 7 marzo 1990 in Tunisia l'uomo ricercato per l'omicidio del caporal maggiore dell'Esercito Danilo Pipitone. Il tunisino è stato detenuto fino al 4 aprile 2018 per spaccio di sostanze stupefacenti. L’ultimo atto presso l’Ufficio Immigrazione di Roma che lo riguarda risale al 2013. Nel 2015 Abidi aveva fatto parte di un gruppo di tre cittadini tunisini accusati di avere picchiato e violentato alcune prostitute nel quartiere di San Giovanni sempre nella Capitale. L’accusa nei loro confronti era di violenza sessuale e rapina aggravata in concorso, accusa dalla quale sarebbe stato poi assolto.

La mamma del militare ucciso: "Non ha potuto difendersi, colpito da dietro"- Ha risposto alle domande dei cronisti del Messaggero la mamma del militare morto, la signora Vita, arrivata al capezzale del figlio, insieme al marito Giuseppe. "La polizia sa chi è, loro lo sanno chi è stato, sanno chi è ma non ci hanno detto niente. C’è una persona individuata. Ma non riusciamo a capire come possa essere successo. So solo che mio figlio non ce l’ha fatta". E riguardo al luogo dove si è verificata l'aggressione aggiunge: "Mio figlio non frequentava quelle zone, abitava lontano, non era un posto abituale. Danilo era una tipo solare, allegro, tranquillo e, soprattutto, riservato. Ultimamente poi era diventato ancora più casalingo, usciva molto poco pensava solo a dedicarsi al suo lavoro che amava. Ed era diventato molto religioso".  "I soccorritori hanno trovato Danilo vicino alla sua macchina. Aveva la nuca fracassata, lo hanno colpito da dietro, con forza, quindi lui non ha avuto neanche la possibilità di vedere chi fosse, non ha potuto nemmeno difendersi". 

Il cordoglio dell'amministrazione comunale di Marsala -  “Con grande dolore abbiamo appreso questa terribile notizia – sottolineano il Sindaco Massimo Grillo e il Presidente del Consiglio comunale, Enzo Sturiano. Danilo era un figlio di questa nostra terra di Marsala anche se nativo di Erice. In contrada Matarocco dove risiedeva, ha trascorso la sua giovinezza fino all’età di 17 anni quando ha deciso di scegliere la vita militare. Pian piano era anche riuscito ad entrare nel reparto Sanità dell’Esercito come paramedico. Lo scorso fine settimana questo tragico epilogo con la sua morte in circostanze che presto ci auguriamo vengano chiarite con l’arresto dei colpevoli del suo omicidio. In questo momento così difficile siamo vicini ai suoi familiari e, in particolare, al papà Vito, già conducente di scuolabus comunali, alla mamma e ai fratelli".