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09/03/2023 06:00:00

L’inchiesta al Parco Archeologico di Selinunte. Appalti in cambio di lavori privati?

 Una gestione “assolutamente spregiudicata” degli appalti. E’ il durissimo commento del gip sull’indagine della Finanza al Parco Archeologico di Selinunte, che ha visto sei provvedimenti cautelari di persone accusate a vario titolo di falso, abuso d’ufficio e corruzione (ne abbiamo parlato qui).

Il direttore del Parco, Bernardo Agrò, che è il principale indagato, si è dimesso, annunciando che dimostrerà “la sua estraneità ai fatti contestati”.

Diversi gli episodi descritti dal pm e fatti propri dal gip Riccardo Alcamo, che ha disposto una sospensione di 9 mesi dai pubblici uffici per Bernardo Agrò e per due funzionari del Parco, Tommaso Sciara e Antonio Ferraro Mortellaro. Di altrettanti 9 mesi è invece il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per gli imprenditori Vito D’Anna, Vincenzo D’Angelo e Massimiliano Raia.

 

Una delle vicende affrontate riguarda la ristrutturazione del bagno di casa della madre di Bernardo Agrò. I cui lavori, a fronte di un iniziale preventivo di 1900 euro, vengono invece affidati all’imprenditore Vito D’Anna a soli 500 euro, in cambio – raccontano gli inquirenti - dell’affidamento di una serie di lavori pubblici presso il parco di Selinunte, dove Agrò all’epoca dei fatti avvenuti nel 2021, era direttore. E infatti è alla ditta Restart di D’Anna che, nello stesso periodo vengono affidati “in somma urgenza” (a causa di un guasto per un corto circuito) i lavori per l’illuminazione del percorso pedonale dell’acropoli.

 

L’accusa riporta anche la vicenda dei lavori fatti per la riapertura del museo del Satiro danzante, il 20 giugno del 2020, quelli presieduti dall’allora assessore regionale Alberto Samonà. Lavori, scrivono gli investigatori, che svolgerà l’imprenditore Vincenzo D’Angelo, che però non aveva il Durc (Documento unico di regolarità contributiva). Ecco perché, secondo l’accusa, sarebbe stata usata un’altra ditta come prestanome, grazie alla quale D’Angelo “si sarebbe aggiudicato” i lavori per 27.500 euro, svolgendo contemporaneamente lavori edili privati per il direttore del Parco. Alla fine però il pagamento sarà parziale e l’imprenditore  dovrà rinunciare a circa 3.000 euro.

 

Anche la commemorazione dell’archeologo Vincenzo Tusa e della moglie Aldina Cutroni rientra nelle stesse dinamiche. Il 7 dicembre 2020, ad occuparsi della cerimonia per la deposizione delle loro ceneri, voluta dal figlio Sebastiano morto in un incidente aereo in Etiopia nel 2019, è Vito D’Anna: scavi, collocazione delle targa e tutto il resto.

Per pagare D’Anna viene avviata una procedura di affidamento che riporta la stessa data della commemorazione. E’ una determina firmata dal direttore del Parco, per individuare le ditte interessate a dei generici lavori urgenti di sistemazione di reperti nella zona archeologica vicino alla Casa del Viaggiatore, all’interno del Parco. Senza alcun riferimento alla cerimonia, sottolineano gli investigatori. Che nel frattempo si era conclusa.

 

I lavori verranno poi pagati il 17 febbraio per 10.561 euro più iva, alla ditta Angela Rizzo di Partinico che, “il giorno 9 marzo - scrive il gip -  ne bonifica la gran parte, ovvero 8 mila alla Restart di Vito D’Anna”.

Lavori che alla fine verranno occultati (coprendo il sito della cerimonia con della sabbia, operazione ancora una volta affidata informalmente al D’Anna) – continua il gip – poiché come si desume dal tenore di dialoghi intercettati tra l’Agrò e Girolama Fontana, sovrintendente di Trapani, risultano effettuati in maniera sostanzialmente illegittima, perché senza autorizzazione paesaggistica”.

 

Egidio Morici