No. Non si può spiegare la processione dei Misteri di Trapani a chi non l'ha mai vista. Bisogna viverla per carpirne l'essenza, il significato, il valore. La manifestazione del Venerdì Santo ha, poi, diverse sfumature, sfaccettature, peculiarità. Sono tante processioni racchiuse in una lunga e unica processione. È un corteo religioso, ma non solo. È folclore. È passione. È devozione. E' comunione. E' appartenenza. È simbolo di Trapanesità.
Come spiegare, allora, tutto questo? No. Non si può. Non si possono descrivere i colpi di “ciaccola” che rimbombano nelle case, l'odore di cera al passaggio dei Gruppi Sacri, le note delle bande musicali che la mattina svegliano i pochi trapanesi che sono andati a letto, la magia che avvolge anche gli angoli più nascosti del centro storico, set naturale e unico di una processione senza tempo. Non si può spiegare l' “annacata” momento struggente della via Crucis. Non si può spiegare che i volti umani delle statue sono così veri, così reali: assomigliano a quelli di un fratello, di un amico, di un vicino di casa. Rivedi magari uno di quei volti, nello sconosciuto che ti sta accanto al passaggio dei Misteri. Non si può spiegare che la notte quando i gruppi si spogliano di processioni e bande, in tanti, sostituendosi ai portatori, conducono il Mistere tra “annacate” scimmiottate e pericolose virate.
Tutti fanno a gara per mettersi sotto l'asta delle vare. Non si può spiegare che sotto quelle aste non c'è più distinzione di ceto sociale. Si diventa tutti uguali. Una sola squadra. Una famiglia. Non si può spiegare l'attesa davanti alla chiesa del Purgatorio e la commozione all'ingresso dell'Addolorata, la mamma dei trapanesi, che chiude il corteo.
No. Non si può spiegare cos'è quella processione. Si deve viverla. Un altro anno è passato nella secolare storia dei Misteri. Loro, però, restano sempre senza età.