A Marsala la politica è la grande sconosciuta, non c’è alcuna idea della stessa se non una navigazione fatta solo per spot o per lanciare qualcuno a sindaco, una sorta di sostituzione delle carte, senza alcuna idea di città ma solo per il gusto della partita, per avere l’amico che fa il sindaco.
E la polemica è stata servita, sollevata non dal vento di scirocco di sabato, quello ha alzato terra e polline, ma dal mancato utilizzo dello stadio comunale per il torneo di Millemete, dopo che lo stesso era stato garantito dall’amministrazione comunale.
Manco è parso vero ai consiglieri comunali, subito a chiedere le dimissioni del sindaco. E anche se Massimo Grillo, magari, in questa vicenda c'entra in maniera marginale, ci entrerà nella questione adesso se non dovesse appurare quelle che sono le responsabilità che hanno portato alla situazione che si è verificata.
Del resto dell’amministrazione fanno parte anche gli assessori, che hanno delle deleghe, che esercitano e a cui rispondono.
Così i consiglieri comunali hanno iniziato il solito tam tam, solito quanto inutile, bravi come sono a cercare il facile consenso sui social. Ma un po' meno bravi a compiere dati di fatto consequenziali, e soprattutto slegati da logiche di potere e di poltrone.
Il primo a lanciarsi pubblicamente è stato Pino Ferrantelli che ha chiesto le dimissioni del sindaco e dell’assessore allo sport Ignazio Bilardello. Invece chi ha in mano le carte e le predispone, dirigenti e funzionari, è libero da ogni responsabilità, cosa che invece non è.
Gli altri non lo hanno seguito a ruota pubblicamente ma lo faranno certamente nella seduta del 16 maggio, sarà altra aria fritta, giusto per fare un poco la voce grossa e per darsi un tono. Una scena teatrale.
Le dimissioni del sindaco si chiedono per ragioni molto più serie e importanti, cosa diversa per un assessore che può sempre essere sostituito ma che non paralizza l’attività e non induce ad alcun commissariamento.
C'è da dire che anche i consiglieri comunali non si sono distinti in questi due anni e mezzo. E allora è tutta la classe politica a dover pensare alle dimissioni. I consiglieri, in particolare, sono stati votati dai cittadini non per obbedire a logiche poltronistiche ma a nobili fini.
Stiamo parlando dello stesso consiglio comunale dove alcuni consiglieri si sentono a casa loro, entrano ed escono dai partiti come fossero porte di un hotel, arrivano ed escono dall’aula per il gettone di presenza, spesso a rimanere fino alla fine delle sedute sono in 5. Nel frattempo, però, c'è una pletora di consiglieri che inciuciano per la proposta del 2025, nulla di male nel cercare e sostenere una alternativa, ma questa è operazione avviata già dopo qualche mese dalla nascita dell’amministrazione Grillo, che descrive bene il tipo di politica portata avanti. Semplicemente non c’è, del resto i movimenti civici fanno molta fatica a capire quali sono i veri e seri meccanismi che ci sono all’interno di ogni singolo partito.
E questa sarà la settimana della fiera dell’ipocrisia, ululati per le dimissioni, annunci di censure, annunci di sfiducie ma loro, i 24, restano lì. Ancora all’unico pezzo di esistenza in vita che li rende rappresentanti di qualcosa.