Ieri abbiamo raccontato la prima parte di ciò che resta - ben poco, in verità - delle indagini scaturite dalle rivelazioni dell'avvocato (attualmente sospeso) José Libero Bonomo. Alcamese, Bonomo anni fa fece una serie di dichiarazioni ad alcuni Pm e ufficiali di polizia giudiziaria (in particolare il nucleo della Forestale attivo in procura), su una presunta loggia che ad Alcamo avrebbe fatto il bello ed il cattivo tempo.
Ieri ci siamo fermati ad un punto, quando Bonomo racconta di aver visto un ex consigliere comunale di Alcamo (che per le sue dichiarazioni è stato indagato ed intercettato per due anni) che gli consigliava, dato i suoi successi professionali di procurarsi un "cappotto".
L'episodio merita di essere raccontato bene. Il consigliere, nella ricostruzione di Bonomo, lo invita all'Extra Bar (pare luogo solito di ritrovo della loggia) per parlare. Quando, qualche giorno dopo, Bonomo arriva al locale, il cassiere, evidentemente informato, lo fa accomodare in una saletta riservata. Lì, il consigliere comunale aspetta Bonomo con un noto commercialista. I due gli spiegano che ha una carriera luminosa davanti, ma che gli serve, appunto, il "cappotto". Cioè, la copertura da parte di una potente loggia massonica di Alcamo, a nome della quale loro stavano parlando, e senza la quale nessuno ad Alcamo "lavora sereno". Bonomo (sempre nel suo racconto) se ne va turbato, prende tempo. Dopo qualche giorno i due piombano nel suo studio: hanno una domanda di ammissione alla loggia da compilare (evidentemente, tanto segreta non era, se c'era una specie di modulo prestampato ...) e ci vogliono, per entrare, anche 1500 euro (cifra annotata in un bigliettino manoscritto che gli viene consegnato). Bonomo dice di no. I due se ne vanno arrabbiati. E il consigliere comunale tenta più volte di fargli cambiare idea, "con atteggiamento arrogante". Fin quando poi, dopo un po' di tempo, lo incontra per strada. Lui, agitato, gli dice che deve formalizzare l'iscrizione, e pagare quei soldi, altrimenti avrebbe avuto problemi. E in effetti, racconta sempre Bonomo, da quel momento un sacco di clienti revocano il mandato con lui, e "molti professionisti alcamesi, con alcuni dei quali avevo rapporti cordiali non mi hanno più salutato". Non solo, comincia a subire esposti e denunce. Dice poi che subisce furti per "circa 700mila euro" e diverse richieste estorsive. Ad esempio, gli rubano in una casa di campagna di sua proprietà, ad Ummari, beni per 600mila euro, ed un suo cliente lo chiama per dire che si era interessato a fargli ritrovare i beni, grazie all'intervento di un amico. "Ebbi la sensazione di vivere la situazione come in un film" dichiara Bonomo. In un'altra occasione un tale propone di acquistare un suo mulino, ad Alcamo, per 50mila euro. "Prezzo risibile" commenta Bonomo. Ma il tale ha modi "assimilabili ad un certo tipo di ambiente", e poco dopo il rifiuto da parte dell'avvocato, il fratello Eros lo chiama dicendo che qualcuno aveva forzato l'ingresso del mulino rubando mobili antichi. Vicenda simile per un'altra proprietà, una villa a Scopello: un'offerta di acquisto rifiutata, seguita da un "inspiegabile incendio". Bonomo dice comunque di aver denunciato tutti questi fatti, avvenuti dopo il suo rifiuto a prendere parte alla loggia massonica, alla polizia. Tanto che un tale un giorno lo ferma e gli dice che "tutti i miei problemi sarebbero cessati immediatamente se avessi ceduto a confluire nella loggia massonica, poiché secondo lui ero ancora in tempo".
Bonomo racconta le presunte estorsioni, fa un sacco di nome. Ma, come annoteranno i giudici nell'archiviazione, tutto avviene "senza alcuna premessa esplicativa". Ed in maniera confusa. Viene ascoltato diverse volte per raccontare la richieste pressanti per "aderire a gruppi massonici", ed in particolare alla loggia Ignis, "gruppo estraneo alla massoneria tradizionale". In tutti i verbali che riempie di dichiarazioni, tra il 2017 e il 2018, Bonomo però dà versioni dei fatti non concordanti. Aggiunge e leva episodi e particolari, cambia personaggi, contesti, modalità di avvicinamento.
Eppure solo nel 2021, la Procura si rende conto che "alla luce della contradditorietà dei dati raccolti appare evidente come non sussistano gli elementi idonei a sostenere l'accusa".
Intanto, sei persone sono finite indagate, ed intercettate per diverso tempo, con diverse richieste di proroga. Proprio dalle intercettazioni tra Bonomo e una delle persone che accusa, si capisce che alcune richieste di soldi non avevano affatto natura estorsiva, anzi, in un caso era il tale, un cliente, che aveva anticipato dei soldi, ottomila euro, per delle cause contro una banca, in contanti ("li voleva in contanti - dice intercettato il tale - e io pensando che era una persona per bene glieli davo in contanti...". ) senza vedere nulla. E quando chiede conto e soddisfazione la risposta sarebbe stata: "Io non ricordo di queste somme che lei mi ha dato ...".
Dalle dichiarazioni di Bonomo sono partite intercettazioni a raffica, un vero e proprio "massiccio ricorso allo strumento intercettivo" scrivono i giudici nella richiesta di archiviazione. Nonostante ciò, non è emerso "alcun elemento idoneo" per fare almeno intravedere l'esistenza di una loggia tra gli indagati tirati in ballo da Bonomo. Tra l'altro nelle "numerose note" del Corpo Forestale, diretto da Conigliaro, si parla degli indagati, la cui vita, in pratica, viene passata ai raggi x, ma senza che emerga alcun elemento che li metta in relazione tra loro. In pratica, l'unica relazione che hanno queste persone, Norino Fratello e gli altri, e di avere conti in sospeso, per vari motivi, con Josè Libero Bonomo. Tra l'altro l'associazione "Ignis" esisteva, ma è stata sciolta una decina di anni fa. Così emerge anche dalle intercettazioni. Ma non ci sono elementi per qualificarla come "loggia segreta". E' una normale associazione. E' tutto, insomma, legato alla suggestione. Da qui la richiesta di archiviazione, nel Luglio 2021, e la successiva archiviazione a Settembre. E tanti dubbi che restano...