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26/06/2023 06:00:00

Marsala: città tra i deliri di onnipotenza politica, senza visione e prospettiva

 Amministrare è molto difficile, specie in questi tempi così bui e senza risorse, con una crisi economica più forte rispetto a quella del Covid, con una crisi poi di valori istituzionali che farebbe rabbrividire chiunque.

Ci provano, lo fanno nelle giunte, lo fanno nei consigli comunali, che una volta eletti sono sempre peggiori rispetto a quelli precedenti, anche quando si rinnovano in età i giovani rampanti si dimostrano più assetati di potere e spregiudicati delle vecchie glorie, vizi smodati che spesso, quasi sempre, non corrispondono a preparazione adeguate. Di adeguato, sì, ci sono le passerelle accanto al potente di turno, la foto con zoom e la costruzione di una prospettiva sempre nella logica del “Che mi tocca?”.
Le difficoltà dell’amministrare però sono rese ancora più imbarazzanti da una totale assenza di prospettiva per la città, si lavora alla rinfusa, si lavora cercando un consenso che non c’è, si lavora screditando gli altri.

Questo vale per Marsala ma anche per buona parte del resto della provincia, perché non basta avere una buona dialettica, è necessario sapere fare, ognuno per competenza e per delega. Ma c’è un punto di rottura evidente anche tra chi amministra e città, un punto che non potrà essere recuperato sotto data, nonostante si pensi già alle liste del 2025.

Marsala è un cantiere aperto, ci sono difficoltà con la viabilità, si resta in coda sotto il sole almeno 30 minuti, non si è fatto niente in 30 mesi per potere porre rimedio a una pista ciclabile che evidentemente è nata male, bisognava non rinunciarvi ma correggere, apportare delle modifiche. Nessuno più parla di sanità, dell’ospedale Paolo Borsellino che è una cattedrale nel deserto, i reparti non funzionano a regime, i medici non ci sono, il pronto soccorso è congestionato. Nessuno ne parla, a nessuno conviene.

La città è insicura, da porta Mazara a piazza della Repubblica orde di ragazzi bivaccano, bevono, litigano, si lanciano bottiglie, urinano per strada. Il sindaco apparecchia tavoli tecnici che non servono a nulla se non a fare un comunicato stampa, per dare un segno di esistenza in vita. Tanto non cambia nulla. Il verde pubblico è roba da campi di aperta campagna, incolti e lasciati all’incuria del tempo. Oggi, mentre tutte le città virtuose investono sul verde e sui polmoni di città, a Marsala si gioca a chi è più bravo a distruggere.

Non c’è visione, non c’è prospettiva, il sindaco Massimo Grillo non fa il sindaco, fa il politico con segreteria 24 ore al giorno. Imbastisce alleanze, poi è bravissimo a perderle e a romperle, cerca di rattoppare la maggioranza, che non ha. Il giro di boa è già arrivato, il 2025 è alle porte ma prima di quella data ci sono altri appuntamenti elettorali, come le provinciali, come le amministrative di Mazara.

Grillo ha già dimostrato di avere allontanato dalla sua giunta chi lavorava premiando i fedeli, coloro che comunque vada sono con lui. Ma questo ovviamente non è né politica né competenza. Ha perso Paolo Ruggieri, maldestramente peraltro, essendo uomo di Nello Musumeci, che in Sicilia conta e che è ministro del governo Meloni, ha perso gli uomini dell’MPA, quelli che sapevano in giunta dove mettere le mani. Ha perso Forza Italia, cioè Stefano Pellegrino. Qualcuno lascerà la barca a breve, le voci insistenti dicono che si tratta dell’avvocato Michele Milazzo. L’assessore, su cui molti pavoneggiando azzardano critiche, è uno di quelli che quando parla lo fa con carte alla mano, che agisce secondo criteri di pubblica amministrazione e non di scorciatoie politiche. Perché quando curi gli interessi della città non ci sono moine da fare ma azioni da spendere, anche impopolari.

Così Grillo è pronto a perdere un altro uomo che è un tecnico, che ha saputo presenziare in consiglio con certezza dei fatti e dei dati, che ha saputo essere a disposizione di chiunque avesse bisogno di un chiarimento. E’ quell’assessore che Fratelli d’Italia non ha riconosciuto e voluto ma la domanda sarebbe aderentemente un’altra: perché Milazzo ha bisogno di Fratelli d’Italia per esistere? Altri si, lui no.

Tra questi deliri di onnipotenza politica nessuno si è accorto che la città è indietro di dieci anni, che c’è un divario che non si può recuperare a stretto giro. Basterebbe uscire di casa per capirlo, basterebbe uscire dal palazzo o dalle ville dove consumano le cene.