Continuano le proteste contro il progetto di riforma della "autonomia differenziata", voluto dalla Lega, che crea enormi sporporzioni tra le Regioni ricche e quelle povere nel territorio.
Con una lettera a Roberto Calderoli, Giuliano Amato, Franco Gallo, Alessandro Pajno e Franco Bassanini hanno lasciato il comitato per «l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni», che era stato istituito dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie per trovare delle «coperture» bipartisan al suo disegno di legge sull’autonomia differenziata.
Ma di cosa parliamo quando parliamo di autonomia differenziata? Ecco un po' di domande e risposte, anche per capire gli ultimi sviluppi.
Come si è arrivati al ddl Calderoli?
Nel 2017 Veneto e Lombardia, attraverso un referendum, avevano votato a favore di un «regionalismo differenziato», un progetto fortemente sostenuto dalla Lega. Quella scelta ha dato la spinta per l'approvazione, il 16 marzo scorso, del disegno di legge da parte del Consiglio dei ministri. Lo scopo? Con l’autonomia differenziata- si legge nella relazione illustrativa - «non si vuole dividere il Paese, né favorire Regioni che già viaggiano a velocità diversa rispetto alle aree più deboli dell’Italia. L’auspicio è che tutti aumentino la velocità: sia le aree del Paese che con l’autonomia possono accelerare sia quelle che finalmente possono crescere. A tal fine, il fondo di perequazione previsto dall’articolo 119, terzo comma, della Costituzione, dovrà essere utilizzato anche dalle Regioni che non fanno richiesta dell’autonomia differenziata. In questo modo cresce l’Italia».Perché l'autonomia non è diventata subito operativa?
Il processo che dovrebbe portare all'autonomia differenziata è lungo e complesso, lo stesso Calderoli ha ammesso che potrebbe durare almeno un anno. Due sono le direzioni indicate dal ddl per proseguire lungo il percorso: una è la determinazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’articolo 117 della Costituzione; l'altra è la presentazione di un disegno di legge alle Camere per l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione.Chi individua i Lep?
Una cabina di regia istituita dalla legge di Bilancio 2023 composta da tutti i ministri competenti ha avuto l'incarico dal ddl di effettuare la ricognizione del quadro normativo delle diverse Regioni e la determinazione delle prestazioni. E in data 9 maggio 2023, si è ufficialmente insediato il Clep, il Comitato per l’individuazione dei «livelli essenziali delle prestazioni» relativi ai diritti civili e sociali. Un Gruppo di 61 esperti che supporterà il lavoro della Cabina di regia per la determinazione dei «livelli essenziali delle prestazioni», con l’obiettivo di individuare appunto quei diritti civili e sociali che il cittadino italiano può pretendere dai vari soggetti costituenti la Repubblica italiana. A guidare il Clep è il prof. Sabino Cassese.Perché sono andati via alcuni membri?
Dopo i dem Luciano Violante e Anna Finocchiaro, hanno lasciato anche Giuliano Amato, Franco Gallo, Alessandro Pajno e Franco Bassanini manifestando, con una lettera alla Stampa, il rischio concreto che le risorse a disposizione non siano sufficienti per garantire i livelli minimi di servizi in tutte e 23 le materie che con la nuova legge potranno essere delegate alle Regioni. «Essendo le risorse disponibili determinate dai vincoli di bilancio è evidente che la determinazione dei Lep richiederà una valutazione complessiva dei Lep che il Paese è effettivamente in grado di finanziare, valutazione che non può essere fatta materia per materia, perché ci si troverebbe alla fine nella condizione di non poter finanziare i Lep necessari ad assicurare l'esercizio dei diritti civili e sociali nelle materie lasciate per ultime», scrivono gli esperti «dimissionari». «Tale valutazione spetta al Parlamento» e «il ricorso al criterio della spesa storica peraltro non risolve il problema, perché la spesa storica riflette le diseguaglianze territoriali nel godimento dei diritti fondamentali che l'articolo 117 mira a superare. In sostanza, la spesa storica rischia di cristallizzare le diseguaglianze».
UNA VALANGA DI EMENDAMENTI. Una valanga di emendamenti delle opposizioni (oltre 400) per riscrivere completamente l’Autonomia differenziata, il progetto presentato dal ministro Roberto Calderoli e che è la scommessa politica della Lega. Ma soprattutto sono gli emendamenti presentati da Fratelli d’Italia (27) e da Forza Italia (7) a segnalare la difficoltà del cammino parlamentare del “federalismo à la carte”, con il quale si prevede di devolvere, a richiesta, alle Regioni tutte o parte delle 23 competenze, come indicato dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. Complessivamente sono 557 le proposte di modifica depositate ieri in commissione Affari costituzionali del Senato: opposizione e maggioranza sostengono che siano di merito e non ostruzionistiche. Anche Elly Schlein, parlando in Sicilia, ha definito “nefasto” il disegno di legge ribadendo che avrebbe l’effetto di “aumentare le diseguaglianze che colpiscono soprattutto il Sud di questo Paese": “Un disegno che – ha aggiunto la segretaria dem - ha visto scavalcare anche le Regioni nel confronto. Ci stupisce che ci siano dei presidenti di Regione che, soltanto per la loro appartenenza politica, non contrastino questo disegno, perché è chiaro il suo effetto”. Da qui l’annuncio di una mobilitazione da parte del Pd.
VIESTI. "Gli effetti a lungo termine dell'autonomia differenziata? Dai concorsi per i professori agli ospedali, i diritti dei cittadini, di fatto, saranno garantiti in modo diverso a seconda della ricchezza dei territori in cui abitano", Gianfranco Viesti è professore di Economia all'Università di Bari. Da mesi si spende contro la riforma disegnata da Roberto Calderoli, che porterà le regioni a poter gestire in autonomia materie importanti - dall'ambiente alla salute, dall'istruzione ai trasporti - sottraendone la potestà allo Stato.
CARMINA. L’On.Ida Carmina del M5S interviene sull’Autonomia Differenziata dopo le dimissioni dei 4 super esperti (Amato-Gallo-Pajno e Bassanini ) che si sono dimessi dal comitato dei saggi: " E’ una bella notizia che probabilmente dovrebbe affossare questa riforma pasticciata, pericolosa e che di fatto creerebbe ulteriori sperequazioni economiche, sociali e di assistenza tra i cittadini con questa sorta di regionalismo à la carte per una parte di italiani che risiedono nelle regioni ricche del nord. Giustamente i 4 saggi dimissionari non hanno avallato un progetto folle che vuole ridisegnare i Lep (I Livelli Essenziali di Prestazione) mentre non si superano i divari territoriali : è inutile che si trasferiscano le funzioni se non si ha un quadro finanziario e delle risorse omogeneo e preciso. Si rischia, in base al criterio dei costi standard, di creare una voragine tra il Nord e il Sud. Così, paradossalmente, in Veneto e in Lombardia sulle materie delegate (sociale,sanità, trasporti etc ) si troverebbero ad avere un maggiore residuo fiscale . Quindi quanto i cittadini versano e ricevono in servizi dallo Stato con l’Autonomia Differenziata, questa quota disponibile, con le deleghe alle regioni in tutte queste materie, portera’ solo vantaggi per chi ha già un prodotto interno solido e un sistema economico forte. Ecco perché, lo abbiamo sempre detto, per la Sicilia e il Mezzogiorno sarebbe disastroso, considerato che noi siamo un’isola che già scontiamo arretratezza e gravi discriminazioni nei servizi primari, nella sanità, nei trasporti, vedasi il caro voli, causato dall’ insularità, perché non abbiamo un tessuto economico e sociale altamente produttivo e non possediamo infrastrutture vere e moderne. Prima bisogna garantire i servizi essenziali a tutti, piuttosto recuperando il gap delle regioni del sud, invece di fare una concorrenza truccata con un finto regionalismo dove la grande industria e l’alta finanza del Lombardo-Veneto vorrebbe avere ancora di più rispetto a ciò che già hanno lasciando tutti indietro. Non comprendono che solo un’Italia che progredisce armonicamente, senza discriminazioni territoriali, è il bene per tutti.
L’egoismo dei forti che vogliono sopraffare i deboli è inaccettabile e hanno fatto bene i 4 saggi, tutte figure autorevoli a dimettersi dal comitato dei Lep. Non si possono usare i volti di persone cosi’ autorevoli per frantumare l’Italia. Calderoli e la Meloni, ci ripensino, facciano mille passi indietro, prima di portare l’Italia allo sfascio".