Tre anni di reclusione, per maltrattamenti all’ex compagna, sono stati inflitti dal giudice monocratico Andrea Agate al 33enne marsalese Francesco Vinci. Secondo l’accusa, il Vinci, in stato alterazione psicofisica per abuso di bevande alcoliche, avrebbe più volte minacciato di uccidere la compagna “con frasi del tipo ‘se te ne vai di casa ti butto dal balcone insieme ai tuoi
figli’, colpendola in plurime occasioni con schiaffi e calci, cagionandole il 27 maggio 2019 un trauma distorsivo alla mano e della caviglia destra giudicato guaribile in 20 giorni, colpendola il 24 settembre 2021 con un dito nell’occhio destro e così cagionandole una neurite ottica post-traumatica con un’alterazione del nervo ottico”.
I maltrattamenti sarebbero iniziati nell’aprile 2019. “Quando ero incinta” ha sottolineato la donna (G.M.T.) quando è stata ascoltata nel corso del processo. A dibattimento in corso, il Vinci è stato condotto in carcere con l’accusa di avere violato i divieti di avvicinamento all’ex compagna, che si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Marilena Messina.
In Tribunale, la giovane testimoniò con vistosi occhiali neri. “Vedo solo fino a dieci centimetri di distanza – disse in aula – per il resto vedo solo sagome. Non riesco più a vedere i miei figli. Ho dovuto anche comprare un nuovo telefonino con un sistema vocale per i non vedenti, che mi legge i messaggi, i giornali, etc.. Lui ha cominciato a picchiarmi quando io ho iniziato a rimproverarlo perché si ubriacava…”.
L’imputato, difeso dall’avvocato Andrea Pellegrino, in aula aveva affermato che erano buoni sia i rapporti con i suoceri che con i due figli della donna, che spesso avrebbe anche accompagnato a scuola e con i quali avrebbe giocato. Aggiungendo che non
era sua intenzione di colpire con un dito l’occhio della compagna, provocandole una neurite ottica post-traumatica che poi si è estesa anche all’altro occhio rendendola quasi cieca. Sarebbe stato un contatto accidentale nel corso di una animata discussione. Non ha negato, però, le minacce. L’avvocato Andrea Pellegrino ha poi prodotto le stampe di alcuni dialoghi su Fb dai quali si
evincerebbe che i rapporti tra i due, almeno fino ad un certo punto, erano buoni.
“Sono solo due gli episodi di violenza contestati dall’accusa” ha detto il legale. Anche se, di certo, di non lieve entità.
Per Vinci, il pm Alessandra Calò aveva chiesto una condanna a 15 anni di carcere. Pena, ha evidenziato l’avvocato Pellegrino, di gran lunga più severa di quella prevista dal codice penale per maltrattamenti in famiglia senza aggravanti, che era il reato contestato nel capo d’imputazione. Questo prevede, infatti, da tre a sette anni di carcere. Vinci, quindi, se l’è cavata con il minimo della pena.