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09/10/2023 09:03:00

 Israele sotto attacco. Ecco cosa è accaduto, spiegato

Nelle prime ore di sabato, giorno sacro per gli ebrei, Hamas e la Jihad Islamica hanno lanciato un’offensiva su larga scala contro lo Stato di Israele. Migliaia di razzi sono stati lanciati verso nord, fino a Tel Aviv e Gerusalemme. Si registrano attacchi via mare, con i motoscafi, e dal cielo, con droni, missili e persino con deltaplani a motori. La barriera che circonda la Striscia di Gaza è stata sfondata con ruspe e bulldozer, una colonna di 300 guerriglieri è dilagata nel Sud del Paese a bordo di pick-up e motociclette. Sono penetrati in varie città e villaggi, seminando il panico, gridando «Forza ragazzi. Dio è grande!». Hanno sparato sui passanti per la strada. Sono entrati nelle case. Hanno assalito persino un festival di musica elettronica nei dintorni del kibbutz Re’im, cui partecipavano migliaia di persone. Hanno sfondato con il tritolo i cancelli dei kibbutz, assaltato le caserme della polizia e dell’esercito, preso ostaggi, ammazzato sul posto chi si provava a resistere. Per diffondere il terrore, e ottenere l’eco mediatica più vasta possibile, i miliziani li hanno filmati e hanno pubblicato i video in rete. Chi li ha guardati, ha visto: un’anziana bloccata tra due incappucciati sulla sella di una moto; una donna insanguinata trascinata per i capelli dentro una jeep; un giovane israeliano ammanettato; una madre in lacrime con in braccio due bambini.

È l’attacco più grave da decenni a questa parte. Israele è stato preso alla sprovvista, come cinquant’anni fa, con la guerra del Kippur. Gli ebrei stavano festeggiando la festa dei Tabernacoli – il giorno in cui si innalzano capanne in ogni cortile e sui balconi delle case – molti erano in cammino verso le sinagoghe. Nel caos iniziale, i soldati mobilitati non trovavano gli autobus ai punti di raccolta, a portarli verso il fronte ci hanno pensato i genitori o gruppi di volontari. Le forze speciali sono state le prime a reagire all’aggressione, nei villaggi del Sud si combatte casa per casa, il numero dei morti è altissimo e destinato a salire. L’aviazione, nonostante la presenza degli ostaggi, ha effettuato centinaia di incursioni sopra la Striscia, le postazioni dei miliziani sono state colpite, alcuni grattacieli del centro di Gaza sono stati sbriciolati. Ieri pomeriggio, alle 16 ora locale, il governo ha decretato lo stato di guerra. Il primo ministro Benjamin Netanyahu parlando alla Nazione ha detto che farà pagare ad Hamas un «prezzo immenso» e «senza precedenti». I riservisti sono pronti al combattimento, mezzi militari si stanno ammassando attorno alla Striscia. Tutti i voli civili da e per Israele sono stati cancellati. Le manifestazioni contro la riforma della giustizia sono sospese, a Gerusalemme potrebbe costituirsi un governo di unità nazionale. Ieri sera l’esercito israeliano annunciava di aver lanciato una serie di attacchi massicci contro il sobborgo di Shujaiyya, considerato "il nido del terrore" di Hamas. Una massiccia operazione via terra, secondo Rep, dovrebbe iniziare nel giro di 24-48 ore.Il segretario di gabinetto israeliano Yossi Fuchs ha dichiarato: «La prima guerra di Gaza sarà anche l’ultima»

Si apre un fronte a nord?
Safi al Din, uno dei capi degli Hezbollah, ha espresso la sua solidarietà ai fratelli di Hamas e ha detto: «Siamo pronti quando necessario». I guerriglieri, dalle loro posizioni in Libano, hanno lanciato dei razzi contro le fattorie di Sheba (Har Dov), un’area agricola occupata durante la Guerra dei sei giorni. Israele a sua volta ha risposto con raffiche di artiglieria e ha chiesto a chi abita nelle zone di confine di evacuare le case entro 24-48 ore: ma è sembrato quasi che, da una parte e dall’altra, si recitasse un copione obbligato. Per il momento a Gerusalemme non hanno alcun interesse ad aprire un fronte a nord. I caschi blu della missione Unifil sono al lavoro per allentare la tensione. «Se Hezbollah rompesse gli indugi e entrasse nel conflitto, gli italiani schierati nella zona si troverebbero in una condizione precaria e molto delicata», dice il generale Marco Bertolini.
Ieri mattina a Naqouura, insediamento libanese tra i più vicini alla "Blue line", una piccola folla ha costretto due carri militari italiani dell’Onu a "calpestare" al loro passaggio la bandiera israeliana sull’asfalto.

Vertice straordinario all’Onu
È stata convocata una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. L’ambasciatore israeliano al palazzo di vetro ha paragonato l’aggressione di sabato agli attentati dell’11 settembre. L’ambasciatore dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ha risposto chiedendo che vengano prese in considerazione le ragioni del conflitto israelo-palestinese. Alla fine, la maggioranza dei membri del Consiglio avrebbe condannato l’attacco, ma è mancata l’unanimità.
Diversi cittadini americani sono rimasti uccisi nei primi due giorni di scontri. Biden e Netanyahu, tra sabato e domenica, si sono sentiti al telefono per sette volte. Il presidente Usa ha promesso che manderà agli israeliani armi e munizioni: «Avrete tutto ciò che serve» Il Pentagono invierà nelle acque di fronte a Gaza la portaerei a propulsione nucleare Uss Gerald R. Ford, accompagnata da cacciatorpediniere e incrociatori lanciamissili.

L’Iran si congratula per l’attacco
Le Nazioni Unite, la Nato, l’Unione europea, gli Stati Uniti hanno condannato l’aggressione. La Russia chiede un cessate-il-fuoco immediato. Arabia Saudita, Egitto e Turchia sollecitano «tutte le parti» ad «agire con moderazione». L’Iran invece offre esplicito sostegno ai miliziani. «Questo attacco è un punto di svolta nel conflitto israelo-palestinese», dicono da Teheran.
Anche gli Huthi, i ribelli sciiti nello Yemen, hanno lodato l’aggressione.

Anche in Italia scatta l’allerta sicurezza
Giorgia Meloni ha convocato una riunione di emergenza a palazzo Chigi. Hanno partecipato: i ministri Tajani, Piantedosi, Crosetto, il sottosegretario Mantovano, i vertici dei servizi segreti e il consigliere diplomatico ed ambasciatore Francesco Maria Talò. Il governo ha espresso solidarietà a Israele. Nel primo pomeriggio di ieri la premier ha avuto una telefonata con Bibi Netanyahu. Al tramonto, la facciata del palazzo è stata illuminata con la bandiera israeliana.
Il capo della Polizia Vittorio Pisani ha disposto di innalzare le misure di sicurezza attorno alle sinagoghe, alle sedi diplomatiche israeliane, ai quartieri ebraici. A Roma sono stati messi in atto gli stessi livelli di allerta già visti dopo gli attentati a Bruxelles nel 2014 e a Parigi nel 2015 [Ansa]. I servizi segreti hanno iniziato a scandagliare le varie associazioni pro-Palestina in Italia: fondazioni, associazioni, ong che, spesso con il pretesto di inviare aiuti economici ad enti palestinesi, sostengono in verità, più o meno direttamente, le casse dei jihadisti.

Altre cose: ad Alessandria d’Egitto un poliziotto ha aperto il fuoco sull’autobus su cui viaggiavano una ventina di turisti israeliani: due sono morti (oltre a loro, l’autista, un egiziano), uno è rimasto ferito; il colonnello Jonathan Steinberg, 42 anni, ufficiale in comando della Brigata di fanteria Nahal, è stato ucciso da Hamas; la Uefa ha optato per il rinvio della partita di qualificazione a Euro 2024 tra Israele e Svizzera; ci sono 1000 italo-israeliani con doppio passaporto, che stanno svolgendo il servizio militare in Israele; il Programma alimentare mondiale delle Nazioni unite ha chiesto la creazione di corridori umanitari per fornire aiuti alimentari a Gaza; il governo tedesco vuole rivedere gli aiuti ai palestinesi; l’esercito polacco si sta preparando a evacuare i suoi cittadini; la visita di Giorgia Meloni a Gerusalemme, in programma per fine ottobre, per ora non è cancellata, ma è difficile che si farà; il Foglio ha convocato una fiaccolata pro-Israele all’arco di Tito per domani sera alle 20; il Papa all’Angelus ha chiesto di fermare le armi.