Specie considerando le lunghe fasi di siccità cui spesso è sottoposta, suona strano che la Sicilia abbia il record di eventi meteorologici ma con i cambiamenti del clima ormai tutto è possibile.
Il "Rapporto Città Clima 2023 Speciale Alluvioni" redatto da Legambiente ha rivelato dati preoccupanti riguardo agli eventi meteorologici estremi che hanno colpito il territorio italiano, con la Sicilia che risulta una delle regioni più gravemente colpite.
La Sicilia subisce il maggior numero di alluvioni - Secondo i dati riportati dal rapporto, la Sicilia risulta essere la regione maggiormente colpita da allagamenti causati da piogge intense dal 2010 a oggi, con ben 86 casi documentati (qui quelli di Trapani, 4 in un mese nel 2022). Questo la colloca al primo posto, seguita da altre regioni come il Lazio (72), la Lombardia (66), l'Emilia-Romagna (59) e la Campania e la Puglia, entrambe con 49 eventi.
Esondazioni dei fiumi e frane - Per quanto riguarda le esondazioni dei fiumi, la Sicilia si posiziona al terzo posto con 18 eventi, preceduta dalla Lombardia con 30 casi e dall'Emilia-Romagna con 25. Quasi paradossale per la Sicilia se si considera che le risorse idriche dell'Isola, tra dighe e fiumi hanno un volume ridotto rispetto ad altre regioni italiane. Inoltre, la Sicilia si trova al terzo posto, assieme alla Calabria, per il numero di frane da piogge intense che hanno provocato danni, dopo Lombardia al primo posto e Liguria al secondo.
Impatto sulle Città - Le città maggiormente colpite da queste calamità includono Palermo, con 12 allagamenti da piogge intense negli ultimi 14 anni, e Agrigento, con 15 eventi. Solo Roma e Bari presentano numeri superiori a queste due città siciliane. Per le esondazioni invece, dopo Milano che risulta in vetta con almeno 20 straripamenti dei fiumi Seveso e Lambro, segue incredibilmente la città di Sciacca nell'agrigentino.
I dati nazionali - A livello nazionale, dal 2010 al 31 ottobre 2023, sono stati registrati 684 allagamenti, 166 esondazioni fluviali e 86 frane da piogge intense, rappresentanti il 49,1% degli eventi. Nel frattempo, il Paese ha speso oltre 13,8 miliardi di euro in fondi per la gestione delle emergenze meteo-climatiche.
Dati allarmanti della Protezione civile. Necessità di strategie di gestione del territorio - Secondo i dati della Protezione Civile, i casi di emergenza dovuti ad eventi meteo-idrologici dal maggio 2013 a settembre 2023 sono stati 141, segnando un incremento deciso rispetto agli anni precedenti (nel 2020 erano 103). Dati che mettono in luce un quadro allarmante dell'incidenza e della gravità degli eventi meteorologici estremi in Italia, evidenziando la necessità di strategie di gestione del territorio e di interventi preventivi per affrontare con efficacia queste emergenze climatiche sempre più frequenti e impattanti.
L'Italia, Paese a elevato rischio idrogeologico - Lo confermano i sempre più puntuali dati di aggiornamento forniti
dall’Ispra attraverso la piattaforma sul dissesto idrogeologico denominata idroGEO, da cui si evince come 1,3 milioni di persone
vivano in aree definite a elevato rischio di frane e smottamenti e oltre 6,8 milioni di persone siano a rischio, almeno medio, di
alluvione. Numeri che riguardano il 3,9% degli edifici (ossia 565mila) esposti a elevato rischio di frane e il 4,3% (623mila edifici) esposti ad elevato rischio alluvione; vanno aggiunti anche oltre 84.000 edifici industriali e commerciali in zone a elevato rischio di
frane (l’1,8% di questa tipologia di edifici), mentre sono oltre 225mila (il 4,7%) le imprese in aree a elevato rischio alluvione.
Non c’è una porzione del territorio italiano che non debba convivere con la fragilità intrinseca del territorio stesso per quanto
riguarda il rischio da frane o da alluvioni,ma si arriva a situazioni come quelle della Calabria dove il 17,1% del territorio regionale
è in uno scenario di pericolosità elevata per le alluvioni e in Emilia-Romagna lo è l’11,6% del territorio. Sono 7.423 i comuni con almeno un‘area classificata a elevato rischio da frane e alluvioni. Si tratta del 93,9% dei comuni italiani e del 18,4% del territorio nazionale.
Consumo del suolo e cambiamento climatico - Fenomeni del tutto naturali che sono stati amplificati a dismisura negli ultimi decenni a causa di due fattori specifici: il consumo di suolo e il cambiamento climatico. Entrambi i fattori vedono l’attività antropica come responsabile. Nel primo caso perché si è costruito troppo e troppo spesso in zone non adatte, pericolose, come le anse dei fiumi, ai piedi delle scarpate, lungo versanti scoscesi o in aree di pianura alluvionale. Nel secondo caso perché le emissioni in atmosfera che hanno accelerato il cambiamento climatico stanno causando, come conseguenza diretta, uno squilibrio nella distribuzione delle piogge durante l’anno, in cui a prolungati mesi di siccità si alternano poche ore di violente precipitazioni che il territorio - cementificato e impermeabilizzato - non è più in grado di regolare. Di fronte a questo scenario negli ultimi decenni si è cercato di correre ai ripari, sono stati stanziati fondi, progettate opere, varate leggi e sono state fatte campagne di informazione e sensibilizzazione per arginare il problema, ma sempre in maniera discontinua e disomogenea e senza una chiara visione degli obiettivi e delle priorità. Tant’è che ancora oggi i fenomeni estremi causano allagamenti, smottamenti, danni alle infrastrutture, – cosa ancor più grave – vittime nei vari territori, esattamente come succedeva 30 o 50 anni fa, ma con l’aggravante di essere sempre più frequenti e, come visto purtroppo a maggio in Emilia-Romagna, su porzioni di territorio piuÌ€ ampie.