Ormai con l’acqua alla gola, i viticoltori marsalesi, azzoppati da peronospora e avversità climatiche, oltre che da una crisi sistemica, sperano in un aiuto delle istituzioni. E per sollecitare, in primo luogo, il governo regionale, si è deciso un sit in permanente di camion e trattori, a partire da oggi (11 dicembre), nello spiazzale antistante la chiesa di Terrenove-Bambina.
Il dato, tragico, è il calo di produzione di circa il 40% causato della peronospora e dal grande caldo di metà luglio che ha bruciato i grappoli d’uva. In Sicilia sono stati stimati danni per 351 milioni di euro.
Ottanta milioni i danni in provincia di Trapani, la più vitata dell’isola (e d'Italia).
Ad organizzare la protesta (“pacifica” è stato detto) è stata l’associazione “I Guardiani del Territorio” di Marsala (circa 200 agricoltori associati), insieme a Confagricoltura, Copagri, Federagri, Acliterra e movimento “Terra è vita”. I motivi dell’iniziativa sono stati spiegati da Davide Piccione, portavoce de “I Guardiani del Territorio”, nei locali del Circolo “Risveglio” di Terrenove-Bambina. “C’è una legge nazionale n. 102 del 2004 – ha detto Piccione – che prevede indennizzi agli agricoltori fino all’80% delle perdite quando il calo di produzione è di almeno il 30%. E quest’anno siamo nella media del 40%. A fronte dei 351 milioni di danni stimati, abbiamo proposto un emendamento che prevede aiuti per 100 milioni, ma la terza commissione Ars ha messo in bilancio solo 30 milioni, per altro senza copertura finanziaria. Anche l’assessore regionale all’Agricoltura Sammartino ha poco risposto alle nostre richieste. Abbiamo parlato con deputati regionali di maggioranza e d’opposizione, facendo presente che la situazione è drammatica. Occorrono misure per garantire ai viticoltori di proseguire nella loro attività. Molti – ha continuato Piccione - avranno serie difficoltà anche solo per mantenere le loro famiglie. Ma il problema riguarda anche l’intera economia locale. Se in provincia di Trapani vengono meno 80 milioni di euro, soffriranno anche diversi altri settori (se il contadino non potrà comprare, i commercianti non venderanno, ndr). La Regione ha passato la palla al ministero dell’Agricoltura, ma da quest’ultimo ci sentiamo presi in giro, perché ha messo in bilancio appena 7 milioni. E per di più con un vizio procedurale che rischia di far saltare il finanziamento. Sullo stato di crisi abbiamo fatto firmare un documento a tutti i sindaci della provincia di Trapani, ma il governo regionale non ne ha tenuto conto. Inoltre, non siamo stati ben rappresentati dalle organizzazioni professionali di categoria, a cominciare dalla Coldiretti, che non hanno prodotto neppure un documento su una situazione tanto grave”. E le cantine sociali, i cui viticoltori, in fondo, sono quei soci che ne costituiscono la base e la sostanza, che fanno? “Ci hanno detto – risponde Piccione – che faranno pressione sul governo regionale, ma tenendo un profilo più soft… Non so con quali risultati finora…”. Cantine, tra l’altro, che da decenni, per l’uva ammassata, non riescono a pagare ai propri soci cifre in grado di pareggiare il duro lavoro e i non indifferenti costi di produzione.
"Se non vengono destinate delle somme per i viticoltori si rischia di far saltare un comparto intero - aggiunge il presidente di Cantine Paolini, Gaspare Baiata -. Il viticoltore prende un compenso per l'uva ammassata che è il 50% dell'anno scorso, mentre i costi di produzione stessi sono aumentati del 50%".
Rossana Titone