In Sicilia sanità, trasporti, beni culturali, acqua e rifiuti, rischiano di diventare sempre più un affare privato. Da un lato le inefficienze e le clientele del pubblico, dall’altro il modus operandi imprenditoriale dei privati.
Il governo regionale di Renato Schifani sembra voler incarnare la tradizione della destra, con la spalla del governo Meloni, e rendere sempre più privati alcuni servizi essenziali per i cittadini. Se da un lato la gestione pubblica in molti settori è fallimentare, dall’altro il rischio, però, è svendere aziende e settori economici a privati (soprattutto multinazionali) che gestirebbero fiumi di soldi pubblici, con le incertezze che ne deriverebbero anche per i lavoratori.
Nelle scorse settimane, in una lunga inchiesta, Repubblica ha parlato di “una tela di colossi che fiutano affari, politici sensibili alle lobby, amministratori con la necessità di fare cassa che ha messo un’intera regione in vendita. Con il risultato di cedere ai privati le attività più redditizie e i pochi gioielli rimasti, lasciando a Comuni e Regione le “bad company” indebitate”.
Infatti è proprio questo il pericolo, lasciare ai comuni già messi malissimo economicamente i carrozzoni, e affidare ai privati gli affari più redditizi che la politica non sa gestire oppure non vuole fare gli interessi della collettività.
A cominciare dalla sanità.
Sanità in crisi e tanti soldi ai privati
"La sanità va a rotoli già da anni perché la verità è che si è investito poco o nulla sulla salute pubblica e si è, invece, pensato di regalare le risorse al privato. L’idea del governo Schifani non è il potenziamento degli ospedali o la definizione della rete assistenziale territoriale ma la privatizzazione del sistema". A dirlo è la segretaria regionale dello Spi Cgil Sicilia, Maria Concetta Balistreri, dopo le nomine dei manager della sanità. Nomine più che mai politiche, una lottizzazione che in alcuni casi non rispetta un criterio di competenza.
Con questo andazzo è facile intuire perchè la sanitò pubblica in Sicilia va a rotoli, e perchè invece quella privata se la passa bene.
Il risultato è che i cittadini, però, sono costretti a ricorrere alle cure private (chi se lo può permettere) o emigrare.
Succede infatti che, poco prima di Natale, il governo Schifani garantisce un extrabudget si 15,8 milioni di euro per gli specialisti ambulatoriali (che ne ricevono già 466,9 ordinari) e 8,6 milioni alle cliniche private convenzionate (che ricevono 539,3 milioni l’anno). I fondi per la sanità pubblica però sono rimasti inalterati. Sembra proprio che anzichè investire sulla sanità pubblica la politica siciliana sia sempre più concentrata nel finanziare le convenzioni con cliniche private.
Ad esempio, nel 2022 - stando all'ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato - la Regione ha speso 2,4 miliardi per la spesa da privato, contro i 2,3 dell'anno precedente e i 2,1 del 2020. Si tratta del 23,8 per cento della spesa sanitaria regionale, contro il 20,3 per cento della media nazionale.
Nell’ultimo anno, sempre per fare quattro conti, il costo complessivo della sanità regionale è passato da 9,9 miliardi a 10,1, e il disavanzo è di quasi 40 milioni di euro.
Dietro ai numeri, però, c’è la situazione negli ospedali pubblici, sempre più in sofferenza. Ci sono ad esempio gli ospedali più periferici che rischiano di chiudere per la carenza di personale. Medici e infermieri lasciano sempre più spesso la sanità pubblica, meno retribuita e più faticosa, per quella privata dove gli stipendi sono più alti e la mole di lavoro decisamente diversa.
Il paradosso è che per salvare le strutture periferiche e i reparti dei grandi ospedali la Regione si affida ai privati. Un esempio su tutti è l’Ortopedia e il Trauma center dell’ospedale Villa Sofia di Palermo. Nei mesi scorsi ci sono state le dimissioni in rapida successione di primario e due medici, lasciando soli due chirurghi. Il rischio chiusura era alto, e si è deciso di sottoscrivere un protocollo con la fondazione Giglio Ovviamente tutto ciò ha un costo. L’ospedale dovrà cedere al Giglio l’85 per cento del rimborso per il ricovero.
Negli ultimi anni, c’è da dire, si sono indetti concorsi e piani di assunzioni per colmare i vuoti di organico di cui praticamente tutti gli ospedali soffrono. Spesso però i concorsi sono andati deserti. Allora si è deciso di chiamare i medici stranieri. Come i medici argentini che alcune Asp siciliane, tra cui quella trapanese, hanno reclutato, soprattutto per le aree di emergenza. Però in alcuni casi c’è stata la beffa. Come a Castelvetrano dove due ortopedici stranieri si sono dimessi poco dopo per lavorare in una struttura privata.
I beni culturali ai privati
Dopo la sanità, anche per la gestione di siti turistici e culturali il presidente della Regione Schifani ha annunciato privatizzazioni in arrivo. "In Sicilia abbiamo terme chiuse da più di 10 anni. Parlo di Acireale e Sciacca, così come alcuni altri siti culturali. Penso a una collaborazione con i privati per la gestione, per riaprire con regolare bando di gara strutture chiuse". Ha detto nelle scorse settimane il governatore.
Aeroporti in crescita, privati in agguato
E’ ancora forte la componente pubblica negli aeroporti siciliani. Ma non sappiamo quanto potrà durare, perchè gli scali sono in continua crescita di passeggeri e fanno gola ai colossi del settore.
In particolare Palermo e Catania (la cui società, la Sac, gestisce anche Comiso), ma anche Trapani Birgi, e gli aeroporti di Lampedusa e Pantelleria.
Gli aeroporti siciliani nel 2023 hanno raggiunto i 20 milioni di passeggeri e sono tra quelli che crescono di più. Sono però in mano pubblica, e la politica li ha spesso utilizzati per gestire assunzioni e fare affari con commesse milionarie.
Comuni, città metropolitane, camere di commercio, sono i principali azionisti degli aeroporti siciliani. La Regione è praticamente socio unico dello scalo trapanese.
Ma la possibilità di privatizzare non è fuori discussione, anzi. C’è in corso da tempo un iter per l’ingresso di soci privati alla Sac. La società che gestisce gli scali di Fontanarossa e Comiso varrebbe 700 milioni di euro secondo alcune stime. Tutto dipende anche da come si evolverà la Gesap, che gestisce l’aeroporto di Palermo. Anche qui saldamente in mano a enti pubblici, ma nei mesi scorsi è tornata a volare su Punta Raisi l’idea di aprire all'ingresso di privati nella società. Un tentativo era stato già fatto nel 2015, bloccato dall’arresto dell’allora manager dello scalo Roberto Helg.
Gli autobus
Altro settore sul quale il pubblico versa un mare di soldi, con servizi che lasciano a desiderare, è quello del trasporto urbano ed extraurbano.
Il Governo Schifani vorrebbe mettere sul mercato le tratte più redditizie dell’Ast, la società partecipata del trasporto pubblico su gomma. Ma lascerebbe così in mano al pubblico solo le tratte con meno appeal ma di pubblica utilità. Ci sono però dei passaggi da fare. Infatti l’Ast si sta trasformando da Partecipata a società in house providing. E in queste settimane si stanno dismettendo alcune corse urbane. C’è da capire, anche, che ne sarà dei 525 dipendenti di Ast e dei 176 lavoratori interinali.
L’acqua ai privati
Le reti idriche siciliane sono dei colabrodo. E così anche la loro gestione va verso la privatizzazione.
La scorsa estate ad esempio è stato venduto il 75 per cento di quote di Siciliacque di proprietà dell’ex socio Veolia a Italgas. Ai comuni che non scelgono il percorso di privatizzazione la Regione ha deciso di inviare i commissari. Eppure nel 2011 siamo andati tutti a votare ad un referendum che ha visto vincere il principio dell’acqua bene comune e che deve essere gestito da società pubbliche. Ma in Sicilia la linea del governo regionale propende per società miste tra pubblico e privato.
Anche a Marsala privatizzazioni all’orizzonte
Anche a Marsala il sindaco Massimo Grillo pensa a una sorta di privatizzazione di alcuni servizi. C’è ad esempio quello del trasporto pubblico urbano. Nella conferenza di inizio anno Grillo ha dichiarato di voler “trasformare l'azienda dei trasporti in un servizio che abbia la logica dell'impresa privata". L’unica isola della laguna dello Stagnone pubblica è Schola, di proprietà del Comune. E il sindaco ha parlato di un progetto di partnership "pubblico - privato", che riguarderà anche il cimitero di Cutusio, e il canile. E anche nell'ippodromo di Scacciaiazzo pensa di coinvolgere i privati. Altre esperienze del genere pensa di metterle in campo nel decoro urbano, con