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20/02/2024 18:30:00

Il caso di Aleksej Naval'nyj: cronaca di una morte annunciata

 Arcipelago Gulag e cronaca di una morte annunciata. Il primo è il titolo di un saggio di inchiesta narrativa scritto da Aleksandr Solženicyn. Il secondo è l'intestazione del romanzo di Gabriel García Márquez. Il Premio Nobel per la letteratura russo racconta il sistema dei campi di lavoro forzato nell'ex URSS, adoperati durante il regime comunista per i dissenzienti politici, i quali erano dei veri e propri lager. Probabilmente "tecnicamente", la colonia penale IK-3 di Charp, nota come "lupo polare" e situata nella Russia siberiana nordoccidentale, non è più considerata tale.

Tuttavia, è il luogo dove è morto Aleksej Naval'nyj, attivista, politico e blogger russo il 16 febbraio, e ciò ci ricorda molto quei tempi. Premessa: nessuna agiografia o santificazione di Anatol'evič, del quale non si sono condivise le posizioni nazionaliste in passato, favorevole alla riunificazione di Ucraina e Bielorussia sotto Mosca, né le posizioni xenofobe quando definiva i militanti del Caucaso "scarafaggi", oppure quando si riferì alla sua collega azera come "culo nero", e paragonava i militanti jihadisti del Caucaso, scuri di pelle, a degli scarafaggi, asserendo che mentre "gli scarafaggi possono essere uccisi con una paletta, per gli esseri umani ci vogliono le pistole". Un passato imbarazzante, ma essendo dell'idea che l'essenza è in divenire, si è seguita la sua parabola. Nel 2011 fonda il Partito Democratico del Progresso, che denuncia la corruzione dell'apparato moscovita guidato da Putin. Nel 2018 da vita a Russia del Futuro, che fa della sua cifra esistenziale la forte opposizione allo 'zar' Vladimir Putin e al partito di governo Russia Unita.

Nell'agosto del 2020, su un volo da Tomsk a Mosca, subì un avvelenamento; dopo due giorni fu organizzato un trasferimento in Germania con un aereo attrezzato da ambulanza pagato dall'ONG tedesca Cinema for Peace. Dopo essersi ripreso, torna in Russia nel gennaio del 2021, ma all'atterraggio viene immediatamente arrestato. Nel 2023 è stato condannato ad altri 19 anni di carcere per accuse aleatorie, tra cui "presunto finanziamento di attività estremiste" e "incitamento pubblico ad attività estremiste", nonché per "riabilitare l'ideologia nazista".

Per questa ragione è stato confinato in Siberia in condizioni di detenzione proibitive, con 300 giorni d'isolamento per futili motivi, e un'ora d'aria a meno 40 gradi Celsius, fino al decesso per "sindrome da morte improvvisa". La sua morte ha suscitato reazioni di sdegno in tutto il mondo, nell'attesa che il corpo venga restituito alla madre che si è recata sul posto. Nel Belpaese non ci facciamo mancare nulla, il 18 febbraio a Milano, sono stati identificati una quindicina di persone con fiori che omaggiavano Naval'nyj sotto la targa di Anna Politkovskaya. Il ministro Piantedosi, noto per le sue dichiarazioni sul "carico residuale" e sulla "scarsa responsabilità" dei migranti che partono, ha dichiarato: "È capitato anche a me nella vita di essere identificato, non è un fatto che limiti la libertà personale". Alcuni russi che partecipavano al ricordo hanno creduto di essere a Capo Dežnëv sullo stretto di Bering, non a Milano.

Vittorio Alfieri