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23/03/2024 12:20:00

La nuova legge sulle cave in Sicilia. "Trionfalismo della Regione fuori luogo"

 L’Assemblea regionale siciliana ha approvato, due giorni fa, la legge per il riordino dell’attività estrattiva in Sicilia.

La riorganizzazione del settore prevede, d’ora in poi, l’obbligo - per chi ottiene una concessione per l’estrazione del materiale lapideo di pregio - di assumere l’impegno anche per il recupero ambientale della cava quando sarà completato il ciclo produttivo. L’imprenditore dovrà sottoscrivere una fidejussione bancaria o impegnarsi a dei versamenti annuali. Nessuno potrà più abbandonare le cave. Una buona notizia per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio nell’isola.

“È una buona legge – commenta l’imprenditore del marmo Giovanni Leonardo Damigella – che recepisce le indicazioni nazionali e dà un nuovo assetto all’attività estrattiva nell’isola. Ma non è affatto vero che gli imprenditori del marmo siano inadempienti rispetto al ripristino. Tutti i titolari di concessione, me compreso, hanno pagato quanto dovuto per il ripristino e il recupero ambientale quando sarà terminata l’attività estrattiva. Abbiamo pagato quanto dovuto all’atto della concessione. La legge in vigore fino a oggi (n. 127 del 1980) prevedeva che tale incombenza spettasse alla Regione che incamerava però quanto dovuto dai proprietari delle cave. Noi abbiamo pagato e la Regione ha incassato i soldi. Se nessuna attività di ripristino è stata effettuata, la responsabilità non è degli imprenditori, è della Regione. È la Regione ad essere inadempiente, non gli imprenditori del marmo. Questo trionfalismo è fuori luogo. La Regione si è fatta pagare dagli imprenditori, ha incamerato i soldi. Oggi invece punta il dito su di noi”.

Giovanni Leonardo Damigella gestisce da alcuni anni delle cave nella zona di Custonaci (Tp). L’azienda, invece, ha sede a Chiaramonte Gulfi (Rg). Le cave di materiale lapideo di pregio si trovano proprio nel trapanese e, in parte, nella zona di Messina e di Palermo.

“Noi siamo pronti a effettuare i lavori di ripristino – continua Damigella – peraltro, proprio la tipologia dell’estrazione consente di effettuare i lavori di cava nel massimo rispetto dell’ambiente. Se si lavora bene, con criterio giusto e rispettando il progetto e la sua finalità, alla fine non sarà necessario nessun ripristino. Io – man mano che prosegue l’attività di cava - lascio i gradoni puliti e recintati che in futuro potranno essere utilizzati come percorso turistico-emozionale. In fondo alla cava, inoltre, lasceremo uno spazio ad anfiteatro che potrà essere utilizzato in futuro per rappresentazioni culturali o spettacoli”.

E conclude: “La legge non può avere carattere retroattivo. Noi abbiamo stipulato un contratto all’atto della concessione e abbiamo pagato quanto ci è stato chiesto. Non possiamo pagare due volte. E che cosa succederà delle cave abbandonate, dismesse da anni? I titolari – in alcuni casi - non ci sono più e la Regione è inadempiente”.