"Sono stati incontri molto utili che fanno parte di un mio percorso personale molto importante". Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D'Amelio, ha rievocato brevemente le ragioni che l'hanno spinta a incontrare in carcere i boss Giuseppe e Filippo Graviano.
Fiammetta Borsellino è intervenuta al convegno su "Mafie e antimafia" nella tavola rotonda sull'antimafia sociale.
Dopo avere richiamato la sua esperienza di volontariato nel quartiere dell'albergheria a fianco del sacerdote Cosimo Scordato, Fiammetta Borsellino ha spiegato che il suo impegno "è diventato più pubblico dopo il processo Borsellino quater che ci ha messi di fronte al percorso deviato del grande depistaggio e dell'allontanamento dalla verità investigativa e processuale".
A suo giudizio il depistaggio non ha trovato nell'informazione la giusta rilevanza.
"Da qui - ha aggiunto - l'urgenza di denunciare la mancata verità, che ho definito un'offesa all'intelligenza: la verità negata sottesa alla disonestà".
Agli incontri con i Graviano la figlia di Borsellino ha fatto solo un riferimento generico "per scelta personale". Ha aggiunto che hanno comunque prodotto un'illuminazione sul fatto che "queste persone non devono restare fantasmi criminali e che, dopo il dolore prodotto dall'uccisione del padre, non è mossa da sentimenti di rabbia e di vendetta, che generano solo morte e distruzione". (ansa)