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15/06/2024 11:10:00

Maltrattamenti ai migranti, assolti i responsabili del centro di accoglienza di Partanna

 Si conclude con un’assoluzione il processo riguardante i presunti maltrattamenti ai danni di migranti ospitati in una struttura di accoglienza a Partanna. Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Dino Toscano, ha stabilito che non sussistono elementi di reato, assolvento Valerio Ingoglia, 47 anni, e Giovanna Gaballo, 45 anni, dalle accuse di maltrattamento e appropriazione indebita.

La vicenda, che risale al 2015, è giunta a sentenza di primo grado dopo circa otto anni. Gli imputati, difesi dagli avvocati Michele De Stefani e Carmelo Carrara, erano accusati di avere instaurato una serie di condotte finalizzate a maltrattare i migranti ospitati nella struttura, con l'intento di appropriarsi indebitamente di fondi destinati alla gestione del centro.

Secondo l'accusa, i due avrebbero omesso di garantire servizi minimi essenziali, come condizioni igieniche adeguate, assistenza dignitosa e un ambiente sicuro. Le presunte negligenze includevano locali sporchi, sovraffollati e privi di adeguati servizi. Tuttavia, il giudice Toscano ha ritenuto che non vi fossero prove sufficienti a sostenere tali accuse.

L’ipotesi di reato di appropriazione indebita derivava dall’accusa che Ingoglia e Gaballo avrebbero distratto somme di denaro dalla cooperativa che gestiva il centro, non rendendo i servizi previsti. Tuttavia, il Tribunale ha escluso questa accusa, non rilevando irregolarità nella gestione dei fondi.

Gli avvocati della difesa hanno sottolineato come, nonostante il periodo di intensa campagna elettorale e i controlli eseguiti dalle autorità competenti, non siano emerse prove di maltrattamenti. Le ispezioni condotte dalla Guardia di Finanza e altre autorità non hanno rilevato irregolarità sostanziali che giustificassero le accuse.

Il giudice Toscano ha quindi deciso per l'assoluzione con la formula "perché il fatto non sussiste", indicando come, al di là delle preoccupazioni iniziali, non vi fosse alcuna evidenza concreta di maltrattamenti o appropriazione indebita.