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19/06/2024 06:00:00

Cosa nostra trapanese: orfana di Matteo Messina Denaro, rimane "silente e affarista"

 Il Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha presentato la Relazione semestrale sull'attività e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (DIA) per il primo semestre del 2023.

Il documento evidenzia come le organizzazioni mafiose abbiano ulteriormente affinato le loro strategie, sostituendo l'uso della violenza con infiltrazioni silenziose e azioni corruttive. Nonostante la violenza non sia del tutto scomparsa, come dimostrano gli omicidi in Campania e Puglia e i sequestri di armi, la nuova tendenza è quella di penetrare il sistema economico attraverso la corruzione e l'accaparramento di appalti pubblici.

Utilizzo della rete e nuove tecnologie per gli affari criminali - Un aspetto cruciale dell'analisi riguarda l'uso crescente delle tecnologie informatiche da parte delle mafie. Le organizzazioni criminali sfruttano sistemi di comunicazione crittografata, applicazioni di messaggistica istantanea e i social media per coordinare le loro attività illecite. In particolare, il traffico di sostanze stupefacenti rimane la principale fonte di reddito, gestito tramite nuovi modelli organizzativi che utilizzano il web per lo smercio.
Si sottolinea anche la tendenza alla globalizzazione delle mafie, che instaurano rapporti con i principali narcotrafficanti internazionali per nuovi canali di approvvigionamento. Questa internazionalizzazione si manifesta anche nella cessione al dettaglio, spesso affidata a manovalanza straniera.

Infiltrazioni negli Enti pubblici - La relazione semestrale evidenzia l'infiltrazione mafiosa nella gestione degli enti pubblici, con scioglimenti di amministrazioni comunali in Sicilia, Calabria e Puglia. Questo fenomeno dimostra come il meridione resti particolarmente vulnerabile alla penetrazione delle consorterie criminali, che sono in continua evoluzione nelle loro strategie mafiose, si adattano rapidamente ai cambiamenti socio-economici e tecnologici, mantenendo però una presenza pervasiva e pericolosa in diversi settori della società.

La Mafia in Sicilia, Cosa nostra e la Stidda - In Sicilia Occidentale la struttura mafiosa di cosa nostra rimane attiva, sebbene abbia dovuto rimodulare i propri schemi decisionali a causa dell'assenza di una struttura di vertice consolidata. Questo adattamento ha portato a una maggiore interazione tra le varie articolazioni provinciali. Inoltre, nella provincia di Agrigento, la "Stidda" continua a rafforzare la propria influenza, stabilendo patti di reciproca convenienza con le famiglie di cosa nostra.

Nelle province orientali, oltre a cosa nostra, esistono numerose organizzazioni criminali autonome di tipo mafioso. Questi gruppi, sebbene non strutturati all'interno di cosa nostra, sono altrettanto pericolosi, caratterizzati da contorni più fluidi e flessibili. A Catania, il controllo delle attività criminali è saldamente nelle mani delle principali famiglie mafiose legate a cosa nostra, con influenze significative anche nelle province di Siracusa e Ragusa, dove si avverte la presenza della stidda gelese.

Criminalità Straniera - La presenza di gruppi criminali stranieri è particolarmente tangibile nelle aree di Catania e Palermo. Questi gruppi sono prevalentemente coinvolti nello sfruttamento della prostituzione, nel lavoro nero, nel caporalato, nel commercio di prodotti contraffatti e nello spaccio di stupefacenti. Tra questi, i sodalizi nigeriani sono i più strutturati, basati sul cultismo e identificati da varie sigle.

Attacco ai patrimoni illeciti - Sul fronte del contrasto ai patrimoni illeciti, la DIA ha raggiunto risultati significativi. Nel semestre in esame, sono stati effettuati sequestri per un valore superiore ai 2 milioni di euro e confische per un totale di 99 milioni di euro. Questi interventi hanno concretamente arginato il potere economico di cosa nostra e delle altre organizzazioni mafiose siciliane.

In provincia di Trapani Cosa nostra "silente e affarista" - La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) offre uno spaccato dettagliato sulla criminalità organizzata in provincia di Trapani, con un focus particolare su Matteo Messina Denaro, il boss della mafia trapanese, catturato nel gennaio 2023 e morto il 25 settembre dello stesso anno. La provincia di Trapani, con la sua Cosa Nostra “silente e affarista”, continua a essere un crocevia cruciale per le attività mafiose. L’azione investigativa e repressiva delle forze dell’ordine, nonché le sinergie istituzionali, sono state determinanti per contenere e smantellare la rete criminale, ma il vuoto lasciato dalla morte di Messina Denaro richiederà un’attenta osservazione per prevenire nuove dinamiche criminali.

Struttura e mandamenti di Cosa nostra Trapanese - Cosa nostra trapanese mantiene una struttura tradizionale, con quattro mandamenti: Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano. Questi mandamenti sono ulteriormente suddivisi in 17 famiglie mafiose, che collaborano strettamente tra loro. Questa coesione è stata evidenziata dalle operazioni delle forze dell’ordine, come dimostrato dall’operazione "Elima" del giugno 2023, che ha portato all'arresto di membri della famiglia mafiosa di Poggioreale-Salaparuta, confermando i legami con altre consorterie delle province di Palermo e Trapani.

La cattura di Messina Denaro - Evento storico di grande rilievo nel semestre è stata la cattura di Matteo Messina Denaro, capo indiscusso della mafia trapanese e figura di spicco di cosa nostra nella Sicilia occidentale per oltre trent'anni. L’arresto di Matteo Messina Denaro, avvenuto il 16 gennaio 2023 presso la clinica oncologica La Maddalena di Palermo, è stato un colpo decisivo contro la mafia trapanese. L’operazione, condotta dai Carabinieri del ROS, ha messo fine alla latitanza più lunga d’Italia. Le indagini hanno rivelato che Messina Denaro aveva falsificato la propria identità e aveva utilizzato una carta d’identità falsa per ottenere cure mediche e acquistare un immobile a Campobello di Mazara, dove ha soggiornato. Le numerose indagini condotte contro la sua rete di fiancheggiatori hanno indebolito la sua protezione, portando alla sua cattura. 

La fine di Messina Denaro - Matteo Messina Denaro, l’ultimo stragista libero e figura carismatica di cosa nostra, è morto il 25 settembre 2023 nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila, dove era stato trasferito dopo l’arresto. La sua morte segna una svolta significativa per la mafia trapanese e per cosa nostra in generale. La sua assenza potrebbe alterare gli equilibri e generare nuovi assetti sia a Trapani che a Palermo, dove la famiglia Messina Denaro mantiene forti legami.

La rete di fiancheggiatori - La cattura di Messina Denaro ha smascherato una fitta rete di fiancheggiatori. Tra questi, spicca la sorella del boss, Rosalia, definita come “fedele esecutrice degli ordini del latitante”, essenziale per le comunicazioni e la gestione della cassa della famiglia mafiosa. Altri fiancheggiatori di rilievo, il geometra Andrea Bonafede che ha prestato la carta d'identità, la maestra Laura Bonafede (amante del boss) e la figlia Martina Gentile, che lo sostenevano quotidianamente, utilizzando un linguaggio codificato per nascondere la loro identità. I "vivandieri", Lorena Lanceri e il marito Emanuele Bonafede fornivano assistenza logistica, mentre un dipendente comunale, Andrea Bonafede, omonimo e cugino del geometra, facilitava la consegna di documenti sanitari per conto del boss. E poi il medico Alfonso Tumbarello a processo per aver redatto oltre centotrenta prescrizioni medico-sanitarie al boss.

Operazioni e arresti recenti - Nel corso del semestre, numerose operazioni hanno colpito le attività mafiose locali. L’operazione "Cemento nel Golfo", condotta a gennaio 2023, ha portato all’arresto di tre individui coinvolti in estorsioni ai danni di imprenditori locali. L’operazione "Virgilio" di febbraio ha arrestato 14 persone per spaccio di stupefacenti e riciclaggio. A maggio, l’operazione "Fox" ha smantellato una rete di traffico di cocaina tra Catania e Marsala, arrestando sette persone.

Corruzione e contrabbando - Nel territorio trapanese, la mafia non disdegna di infiltrarsi nella politica e nelle amministrazioni locali. Inoltre, operazioni come "Selinus" hanno svelato episodi di corruzione e abuso d’ufficio legati a concessioni di appalti pubblici. Il contrabbando di sigarette dalla Tunisia è stato un’altra attività rilevante, con un sequestro significativo nel febbraio 2023, che ha portato all’arresto di tre persone e al sequestro di sigarette per un valore di oltre 600 mila euro.

Confische - La DIA ha eseguito importanti confische di beni mafiosi. Il 7 marzo 2023, sono stati sequestrati 12 beni immobili per un valore di 60.000 euro a due imprenditori legati alla famiglia di Mazara del Vallo. A maggio, un patrimonio immobiliare e aziendale del valore di sei milioni di euro è stato confiscato a Castelvetrano, appartenente a un imprenditore con forti legami mafiosi.