Gianfranco Becchina, noto imprenditore di Castelvetrano, risponde energicamente alle affermazioni pubblicate da TP24 riguardo al sequestro di beni di valore storico e artistico. Becchina contesta le accuse di traffico internazionale di beni archeologici e reperti, difendendo la legalità delle sue operazioni commerciali e criticando la rappresentazione data dal giornale.
Nella sua estesa replica, Becchina mette in discussione l'affermazione di Tp24 sulla presunta inestimabilità delle anfore di terracotta coinvolte nel sequestro. Sottolinea come tali oggetti fossero storicamente utilizzati per il trasporto di alimenti e liquidi e successivamente scartati, evidenziando la loro abbondante presenza nei paesi mediterranei e nei magazzini dei musei.
L'imprenditore difende anche l'acquisto di un basamento in marmo, contestando l'attribuzione di "valore inestimabile" e chiarificando che l'oggetto era utilizzato come decorazione in un giardino prima di essere acquistato legalmente. Enfatizza l'adeguamento alle normative italiane che regolano l'importazione e la commercializzazione di antichità.
Becchina critica la costante associazione del suo nome con la mafia, basata su presunzioni risalenti a trent'anni fa, che sono state continuamente smentite da sentenze giudiziarie e archiviazioni. Esprime frustrazione per la ripetuta criminalizzazione nei media, senza solidi fondamenti o riscontri recenti, paragonando la sua situazione alla stigmatizzazione subita da Enzo Tortora.
Infine, descrive l'articolo del TP24 come un esempio di giornalismo sensazionalistico dannoso più che informativo, invitando il direttore della testata a riconsiderare l'approccio informativo del giornale, sottolineando l'importanza di un giornalismo che rispetti i fatti e si attenga a un'etica rigorosa.
Qui la replica integrale di Becchina.