Associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, illecita concorrenza aggravate dalla finalità di agevolare Cosa nostra, scambio elettorale politico-mafioso e traffico illecito di rifiuti. Queste sono le gravi accuse mosse dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti di sette persone arrestate questa mattina su disposizione del gip Fabio Pilato.
Tra gli arrestati figurano due noti palermitani. Michele Russo, 45 anni, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Sciacca, è stato portato in carcere. Ai domiciliari, invece, è finito Vittorio Di Natale, 49 anni, candidato alle elezioni per il consiglio comunale di Sciacca. Con lui, agli arresti domiciliari, c'è anche Rosario Catanzaro, 55 anni, di Sciacca. Gli altri quattro arrestati, che sono stati trasferiti in carcere, sono Domenico Friscia, 61 anni, Domenico Maniscalco, 59 anni, Giuseppe Marciante, 36 anni, e Maurizio Costa, 64 anni.
L'operazione ha visto l'impiego di oltre 100 militari della Guardia di Finanza dei Reparti di Palermo e Agrigento, che hanno effettuato perquisizioni in diverse province siciliane e nel Molise, presso abitazioni e sedi societarie nella disponibilità di 22 indagati. Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo con il supporto della Compagnia di Sciacca, hanno permesso di ricostruire l’esistenza di dinamiche criminali legate al controllo economico del territorio da parte della famiglia mafiosa di Sciacca.
Secondo le ricostruzioni investigative, all’interno della famiglia mafiosa di Sciacca si sarebbe sviluppata una competizione per la leadership, terminata solo alla fine del 2021 con la morte dell’anziano capofamiglia Salvatore Di Gangi. A sostituirlo sarebbe stato un noto uomo d’onore, già condannato per associazione mafiosa, che si sarebbe imposto grazie alla capacità di inserirsi nel settore degli appalti.
Come evidenziato nei provvedimenti cautelari, l'associazione mafiosa avrebbe dimostrato una persistente capacità di infiltrazione e condizionamento del tessuto socio-economico del territorio. Questa influenza si è manifestata attraverso il controllo totale del settore degli appalti e i tentativi di inserimento nei sub-appalti e forniture, oltre al condizionamento del voto nelle consultazioni elettorali.
Durante le investigazioni, è emerso un potere di infiltrazione del sodalizio criminale nell’economia legale, in particolare nei settori delle costruzioni e del movimento terra, connessi alla realizzazione di opere pubbliche. Questo potere si sarebbe realizzato anche attraverso estorsioni, illecita concorrenza con minaccia o violenza e usura ai danni di imprenditori esterni alla cerchia fidata del nuovo reggente della famiglia mafiosa.