Si è rimesso in moto Cateno De Luca, capogruppo all’ARS di Sud chiama Nord, che ha già metabolizzato la sconfitta alle elezioni europee, un dato dal quale partire.
De Luca ha una strategia: “Parto dal presupposto che bisogna lavorare sul governo del fare. Ecco perché il progetto sindaco di Sicilia è importante. Oggi noi vogliamo creare condizioni per un governo del fare. Non abbiamo preconcetti. A me le crociate ideologiche non sono mai piaciute. Non sono per i governi del tirare a campare come quello di oggi. Sono per governo del fare e vogliamo lavorare per questo. In quest’ottica ad ottobre inizieremo un percorso che deve portarci alla redazione di un piano strategico per la Sicilia. Dobbiamo dire basta a questa modalità che caratterizza oggi la politica siciliana. Oggi certa politica riesce a trasformare tutto ciò che è ordinario in emergenza per poi poterci fare gli affari”.
Lo Scateno siciliano è pronto a candidarsi a presidente della Regione, non si sottrarrebbe alle primarie di coalizione ma l’obiettivo principale è quello di affermare il suo movimento come prima forza politica in Sicilia: “Da ottobre partirà il nostro tour del fare per redigere il Piano strategico complessivo che porti all’identificazione dei reali fabbisogni della Sicilia e all’individuazione di proposte concrete. Bisogna acquisire credibilità agli occhi dei siciliani”.
Poi l’avvertimento agli eventuali compagni di cordata: “Una cosa sia chiara non voglio interlocutori ologramma. Questo vale per Pd e per 5 stelle. Noi non abbiamo pregiudizi, ma non tolleriamo chi li ha nei nostri confronti. Oggi non abbiamo bisogno di patenti, abbiamo già dimostrato di cosa siamo capaci. Quindi noi inizieremo questo percorso ad ottobre e lanceremo la sfida a chi ci sta. Abbiamo un anno di tempo per costruire un programma che metta in fila tutte le criticità e indichi punti di forza e debolezza della Sicilia. Ed è ovvio che i programmi si portano avanti con uomini e donne. Noi non stiamo definendo limiti ideologici, ma non accetteremo diktat da segreterie romane. Stabiliamo delle regole, poi facciamo le primarie aperte di coalizione.”
Infine il messaggio al segretario regionale del PD, Anthony Barbagallo, che in una recente dichiarazione ha affermato che i dem si candidano a guidare l'alternativa alla destra: “Barbagallo dovrebbe ammettere il fallimento del Pd alle Europee in Sicilia, con oltre dieci punti in meno rispetto al dato nazionale. Se vuole continuare a fare degli errori strategici, come accaduto alle Europee con il 'no' all'ipotesi di ingresso di un esponente ScN nelle liste dem è un problema suo. Noi ad ottobre inizieremo il nostro percorso e non ci faremo dettare i tempi da nessuno.”
Intanto ci sarà tempo anche di affrontare la questione regionale legata al rimpasto, come volevasi dimostrare si andrà lunghi. Il presidente Renato Schifani è in attesa dell’esito della vicenda giudiziaria che riguarda Luca Sammartino, suo vice ma pure assessore all’Agricoltura. La decisione del Tribunale del Riesame darà la sterzata in un senso o in altro, la delega ad oggi viene esercitata ad interim proprio dal governatore.
Cosa sarà della delega all’Economia non è ancora certo, le correnti interne a Forza Italia sono in movimento, Marco Falcone lascerà la giunta il 22 luglio, al suo posto ci sono difficoltà a piazzare uno di area, che significa pure area Mulè-Gasparri-Tajani.
Schifani cerca di rafforzare la sua di posizione, per questo tenterà di mettere in giunta qualcuno molto vicino a lui, uno dei nomi “tecnici” è quello di Totò Sammartano, suo capo di gabinetto.