Ennesimo episodio di aggressione in corsia presso l’ospedale Papardo di Messina: un’infermiera è stata colpita da un paziente, dopo prima averla aggredita verbalmente. Sempre più frequenti episodi di violenza nelle guardie mediche e negli ospedali. in Italia si registra un aumento del 40% degli episodi di violenze fisiche e psicologiche contro le donne della Sanità negli ultimi 3 anni.
La proposta del Prof. Foad Aodi, leader di Amsi, Umem e Uniti per Unire, esperto di salute globale, corrispondente dall’Italia per prestigiose testate straniere, docente all’Università di Tor Vergata e direttore sanitario del Centro Medico Iris Italia, è quella di scendere in piazza come accaduto in India, dove un milione di professionisti sanitari hanno protestato per l’uccisione di una collega: “La politica faccia la sua parte con leggi e azioni mirate. Ma va anche cambiata radicalmente la mentalità dei cittadini che vede nei professionisti sanitari i nemici contro cui combattere. Complici i disservizi e le lacune degli ospedali, medici e infermieri pagano sulla propria pelle l’insoddisfazione dei cittadini, arrivati ad una esasperazione decisamente fuori controllo e ingiustificata. La fiducia nei professionisti sanitari si sta sgretolando e basta una parola per accendere la miccia della cattiveria che sfocia in calci, pugni, addirittura tentativi di strangolamento! Stiamo vivendo, almeno nel nostro Paese, una estate 2024 da incubo, con una media mai così alta in termini di aggressioni, arrivate senza esagerazioni a numeri da record, toccando cifre mai registrate negli ultimi 10 anni. Mai, fin ora, nonostante la questione dell’incolumità dei professionisti sanitari non sia certo un problema nato ieri, eravamo stati di fronte a dati del genere: dal 1 al 20 di agosto non c’è stato un solo giorno in cui un medico o un infermiere, nell’80% dei casi una donna, abbia subito una violenza fisica, nella maggior parte dei casi da un paziente o da un parente di quest’ultimo. Al primo posto ci sono i pronto soccorsi, al secondo gli interventi degli operatori del 118, al terzo i reparti di psichiatria. Tutto questo, con numeri allarmanti, ci porta inevitabilmente a doverose riflessioni, ma soprattutto a cercare di comprendere fino a che punto le politiche sono capaci di difendere e tutelari i nostri professionisti”.
Fin dalla loro fondazione, Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, accanto a Umem, Unione Medica Euromediterranea, e al Movimento Internazionale Uniti per Unire, si occupano del delicato e complesso universo femminile della Sanità, sia in Italia che nel mondo, anche grazie ai numerosi corrispondenti di Radio Co-mai internazionale, in oltre 120 paesi nel mondo e, ultimo in ordine di tempo, ma non ultimo come importanza, il Manifesto “Uniti per i Medici” che, già sottoscritto da quasi 425 enti, associazioni, sindacati, professionisti, si pone nei suoi 45 punti, a tutela dei professionisti sanitari e della loro sicurezza sul luogo di lavoro.
Continua Aodi: “I posti di lavoro, nei pronto soccorsi, nei reparti nevralgici, durante le guardie mediche, nel servizio del 118, in ambienti notoriamente difficili come i reparti con malati psichiatrici, nonché le carceri, non sono più luoghi sicuri per le nostre donne della sanità, che non dimentichiamolo prima di tutto sono madri, mogli, sorelle, figli, sono il perno della nostra società, e come tali vanno sempre difese. L’empatia, oltre che le competenze, di una donna, nella sanità, sono un fattore chiave nella guarigione dei malati, in Italia come nel resto del mondo. Questo è innegabile”.
Il segretario provinciale di Ugl Salute Messina, Fabrizio Denaro, e il segretario provinciale Utl-Ugl, Tonino Sciotto, parlano di preoccupante trend che negli ultimi mesi si sta consolidando, e che vede tristemente gli ospedali messinesi al centro della cronaca regionale e nazionale: “Le aziende sanitarie, le organizzazioni sindacali, i cittadini devono collaborare per avviare una vera e proprio guerra culturale e di civiltà, l’obiettivo deve essere di far tornare gli ospedali luoghi sicuri per chi ci lavora e per chi è costretto ad accedervi per motivi di salute”.
Le proposte 1) prevenzione per migliorare la comunicazione tra personale sanitario e pazienti e familiari, formazione del personale nella cosiddetta medicina narrativa, utilizzo di tecnologie innovative quali bodycam, pulsanti anti aggressione collegate con le forze dell’ordine; 2) repressione e tolleranza zero, quindi applicazione del d.lgs. 31/2024 che prevede che scatti la procedura d’ufficio, senza querela, per le aggressioni del personale sanitario. Inoltre le Direzioni delle strutture ospedaliere dovrebbero dare applicazione, non solo formale, al DA 1603 sulla prevenzione delle aggressioni del personale sanitario, ed avviare campagne di sensibilizzazione dirette ai cittadini. Non dimentichiamo la cronica carenza di personale, soprattutto nelle aree critiche che rappresenta un’aggravante a questa situazione”.