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17/09/2024 11:07:00

Inizia il processo per i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

 Il 27 settembre inizierà il processo davanti al gup Marco Gaeta contro tre presunti fiancheggiatori del boss mafioso Matteo Messina Denaro, accusati di averlo aiutato durante la sua lunga latitanza. Si tratta dell'architetto Massimo Gentile, del tecnico radiologo Cosimo Leone e di Leonardo Gulotta, tutti coinvolti in diversi episodi legati alla fuga del boss di Castelvetrano.

Le accuse contro l’architetto e il radiologo Secondo la ricostruzione della Procura, Gentile avrebbe prestato la propria identità a Messina Denaro, consentendogli di acquistare una Fiat 500 e una moto, utilizzando documenti falsi con le sue generalità. L'auto sarebbe stata comprata nel 2014 presso una concessionaria di Palermo, con un pagamento in parte in contanti e in parte tramite assegno. La carta d’identità utilizzata per l’acquisto avrebbe riportato la foto del boss ma le generalità dell'architetto, che dal 2019 lavorava come dipendente comunale in Lombardia.

Le accuse contro Gentile sono state respinte dai suoi legali, Antonio Ingroia e Mario Di Trapani, che sostengono che l’architetto sia vittima di un furto di identità. "Dimostreremo l'innocenza del nostro assistito sulla base di perizie e documenti inoppugnabili", hanno dichiarato i difensori.

Per quanto riguarda Leone, il tecnico radiologo, l’accusa è che avrebbe favorito Messina Denaro durante il ricovero del boss all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, dove era stato sottoposto a una Tac per monitorare il tumore che lo affliggeva. Leone non solo avrebbe modificato i turni per essere presente durante l’esame, ma gli avrebbe anche consegnato una scheda telefonica inviata dal geometra Andrea Bonafede, un altro stretto collaboratore del mafioso.

Il ruolo di Leonardo Gulotta Gulotta è accusato di aver messo a disposizione il suo numero di cellulare per facilitare Messina Denaro nell'acquisto della Fiat 500. Nel gennaio 2015, il boss sarebbe tornato presso la concessionaria per ritirare i documenti di circolazione e la doppia chiave, fornendo un numero di telefono che risulta intestato a Gulotta. La difesa di Gulotta, rappresentata dall'avvocato Mariella Gulotta, ha però contestato questa ricostruzione, sostenendo che il numero in questione sarebbe simile, eccetto per una cifra, a quello di una donna con la quale Messina Denaro avrebbe avuto una relazione. L’avvocato ha avanzato l’ipotesi che il boss abbia fornito volontariamente un numero errato per evitare di far risalire le autorità alla donna in questione.

Il processo e le difese Il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Gianluca De Leo, Pierangelo Padova e Bruno Brucoli, che hanno chiesto il rinvio a giudizio per i tre imputati, sostengono che i tre avrebbero avuto un ruolo fondamentale nel sostenere la latitanza del boss. Tuttavia, la difesa di ciascuno degli imputati si dice pronta a dimostrare la loro estraneità ai fatti. Nel frattempo, Leonardo Gulotta è stato scarcerato e Cosimo Leone si trova agli arresti domiciliari.

Il processo che inizierà il 27 settembre dovrà stabilire le responsabilità di ognuno e chiarire il grado di coinvolgimento dei tre presunti fiancheggiatori nell'ultimo periodo di latitanza di Matteo Messina Denaro.