Cristina Ciminnisi deputato regionale del M5S. Questa estate abbiamo raccontato come lo Stagnone di Marsala sia diventato una terra di nessuno, gli episodi che abbiamo raccontato sono tanti, proprio su questo interviene una interrogazione parlamentare che lei ha presentato insieme ad altri suoi colleghi perché?
Abbiamo visto che questa estate è successo un po’ di tutto allo Stagnone di Marsala, probabilmente perché mancano delle regole chiare e mi riferisco al piano di utilizzazione della Riserva. Molti confondono il regolamento della Riserva che è stato emanato due decenni fa che è ben diverso dal piano di utilizzazione che attualmente manca, e per questo mancano le misure di salvaguardia che consentano un efficace contemperamento tra la tutela ambientale che oggi è un interesse preminente tutelato dalla nostra Costituzione e le iniziative economiche, sportive e turistiche che sono legittime e ben accolte, ma che devono essere bilanciate con gli interessi contrapposti di tutela ambientale. E’ giusto ricordare che la Regione Siciliana tra le tante procedure d’infrazione che sconta, ce n’è una che riguarda la mancata attuazione e il mancato raggiungimento degli obiettivi di tutela delle aree protette qual è, per esempio, la nostra Riserva dello Stagnone.
Sembra che alla politica interessi questo stato di transitorietà, in questo come in altri settori della vita pubblica, perché nell’incertezza i politici si muovono più agevolmente nel concedere poi i permessi, autorizzare manifestazioni e fare deroghe. La deroga è la cifra che condiziona non solo la politica siciliana ma italiana.
Al di fuori di questi interessi che hanno poco ben poco a che fare con la buona politica, diciamo che queste incertezze non giovano a nessuno. Se un imprenditore vuole avviare un’attività: il chioschetto, o l’attività sportiva, non faccio riferimento a nessuno in particolare ma allo stesso tempo faccio riferimento a tutti, ha bisogno di conoscere per tempo quali sono le regole, cosa si può fare, cosa non si può fare, una questione di certezza che giova anche agli imprenditori. Qui non c’è il furore ideologico della tutela ambientale, ma la volontà di stabilire delle regole chiare per evitare, ad esempio, che un’attività inizialmente avviata e programmata possa dopo essere annullata perché ci si rende conto dopo che non è compatibile con le esigenze di tutela della riserva.
Qui la video intervista a Cristina Ciminnisi.