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24/10/2024 07:54:00

Messina Denaro: il processo al medico Tumbarello, è scontro tra le parti su un certificato

 Il certificato medico per l’accesso agli impianti sportivi rilasciato dal dottor Alfonso Tumbarello ad Andrea Bonafede, classe ’63 (in realtà Matteo Messina Denaro?), è stato ancora tema di “battaglia” tra consulenti tecnici di accusa e difesa nel processo che davanti il Tribunale di Marsala (presidente Saladino) vede l’ex medico di base di Campobello di Mazara imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici.

L’accusa sostiene che Tumbarello abbia redatto numerosi certificati medici a nome di “Bonafede Andrea” per consentire al boss Matteo Messina Denaro di potersi curare. E sul certificato emesso il 7 luglio 2021, sono stati ascoltati due investigatori (i carabinieri Mei e Fanara) e due consulenti della difesa, l’ingegner Paolo Reale, esperto informatico forense, e il medico legale Paolo Oliva. Tutti e quattro erano già stati ascoltati nel corso del dibattimento, ormai alle ultime battute, ma il pm della Dda Gianluca De Leo e gli avvocati difensori Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo hanno chiesto che fossero ascoltati nuovamente per meglio chiarire alcuni dettagli.

Il certificato medico, emesso per Andrea Bonafede (in realtà, Messina Denaro?) al fine di potere entrare negli impianti sportivi, sarebbe stato redatto lo stesso giorno in cui veniva emessa una scheda di accesso per una sessione di chemioterapia. Per l’accusa, ciò è quantomeno anomalo e si tratterebbe di un nuovo elemento contro l’imputato. Molto tecniche, ieri, le deposizioni dei due carabinieri. Poi, l’ingegner Reale, incaricato di verificare se era possibile emettere un certificato di accesso impianti sportivi senza volontà, cioè cliccando più volte su un tasto, ha detto che “manovrando il mouse più volte, due click, si genera il certificato. Tumbarello ha cliccato più di tre volte e si è generato automaticamente e accidentalmente un certificato di ammissione agli impianti sportivi”.

Il medico legale Oliva ha, quindi, escluso che il certificato possa essere stato utilizzato per attività agonistica. “Serve – ha detto - per consentire l'accesso a comunità. Quindi, si certifica la assenza di malattie infettive e diffusive. Poteva essere rilasciato al paziente oncologico. E comunque, essendo privo di firma e timbro, è come se non esistesse”. Al termine dell’udienza, il pm De Leo ha chiesto di ascoltare nuovamente il colonnello Cenna sul valore tecnico da attribuire al certificato del 7 luglio 2021. L’ufficiale sarà citato per il 4 dicembre.