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19/11/2024 06:00:00

Palermo. Da presidio sociale a meta turistica, qual è il futuro di San Basilio

 Chi è passato per il quartiere Olivella, a Palermo, ha fatto esperienza di quell’intrico di strade che si allarga tra edifici antichi, certo malandati, talvolta anche minacciosi nella loro incuria. E può darsi che non ci abbia visto nient’altro. Ma chi vive un luogo, e di quel luogo conosce ogni angolo e facciata, posa un altro tipo di sguardo sugli edifici di quartiere: li immagina propri, li vede così.

Com’è successo a un gruppo di cittadini palermitani – per lo più giovanissimi, volontari, ma anche studenti e lavoratori – che circa dodici fa hanno varcato la soglia dell’ex Convento San Basilio, fino a quel momento edificio abbandonato dell’Olivella, occupandolo. Da quel momento, il San Basilio è diventato un centro operativo di numerose attività sociali e culturali. Un centro sociale, per usare la parola giusta; un centro che è stato per anni un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere Olivella, per altro tra i più colpiti a Palermo da precarietà e degrado.

ExKarcere, questo il nome del centro, ha ospitato finora eventi e festival sì, ma anche una biblioteca di quartiere, un ambulatorio popolare che permette visite e screening gratuiti e una palestra popolare, frequentata già da centinaia di bambini. Tutti servizi che vengono offerti da volontari specializzati, e che in questi anni sono intervenuti lì dove le istituzioni sono mancate. ExKarcere è stato per altro anche il punto di partenza della campagna “Si resti arrinesci”, contro l’emigrazione di massa dei siciliani e dei popoli del sud Italia.

Oggi però il centro sociale rischia di sparire. Anzi, sparisce almeno in parte, e questo è ufficiale: a partire da gennaio 2025, la palestra popolare, che ha permesso ai ragazzi del quartiere di dedicarsi a uno sport (e ad alcuni di vincere medaglie e campionati) verrà chiusa, senza la possibilità di una sede alternativa.

La ragione è legata alla ridestinazione dell’ex Convento San Basilio. Nel corso degli anni, prima ancora dell’occupazione, l’edificio è stato utilizzato come scuola e come palestra – salvo poi venire abbandonato. Con l’amministrazione Orlando nasce però l’idea di inserire il San Basilio in un percorso culturale e turistico, e di trasformarlo in “Casa delle culture”. Un progetto, come si legge in un documento del Ministero della Cultura, che pone il San Basilio «come centro di informazione e documentazione interculturale di Palermo», ovvero a una netta distanza da quello che è stato l’ExKarcere fino a oggi.

Verdiana Mineo, allenatrice della palestra popolare e ex campionessa italiana di Powerlitfing, ci spiega che «il San Basilio negli anni è diventato un luogo di proposta alternativa che ha permesso a tanti e tante di rimanere in Sicilia – sia per la possibilità di abbattere i costi su salute, doposcuola e attività sportive, sia per la possibilità di organizzare eventi, festival, concerti e spettacoli teatrali a costi irrisori». Lei stessa, che oggi è promotrice di un movimento di protesta che è sceso in piazza contro la decisione del Comune di Palermo, ha potuto raggiungere i suoi traguardi sportivi proprio grazie alla palestra popolare a cui adesso si dedica. «Senza la palestra popolare non avrei mai potuto diventare campionessa italiana di Powerlifting per tre anni di fila, né vincere una medaglia mondiale. E pur avendo provato negli anni a confrontarci con le amministrazioni nel tentativo di regolarizzare l’esistenza della palestra e degli altri progetti dentro il San Basilio, nessuno ci è mai venuto incontro».

Nell’ultimo anno però un momento di confronto c’è stato. L’Assessore all’Urbanistica Maurizio Carta ha infatti incontrato qualche mese fa i ragazzi del centro sociale, rappresentati in quel caso proprio da Verdiana Mineo. Quello che si è tentato di fare è stato trovare un punto di incontro tra le richieste degli abitanti del quartiere e lo sviluppo del progetto “Casa delle culture”. Progetto che comincia a farsi concreto: la città di Palermo infatti ha ottenuto un finanziamento CIS (Contratto Istituzionali di Sviluppo) pari a 6 milioni di euro, che serviranno sia per il restauro dell’edificio che per la sua messa in funzione. Secondo l’Assessore Carta, però, il comune di Palermo «non ha le risorse per gestire la manutenzione dell’edificio» nella fase post-restauro, per cui diventa necessario metterlo a reddito, ovvero sfruttarlo in ambito turistico dopo averlo dato in gestione.

La turistificazione di Palermo, in questo caso, ha quindi un effetto immediato. Toglie agli abitanti un presidio sociale di quartiere senza proporre una soluzione alternativa, e al tempo stesso li pone in secondo piano, dando priorità a un turista disposto a pagare un biglietto. E a poco valgono le rassicurazioni dell’Amministrazione, secondo cui “Casa delle culture” è un concetto ampio che può includere, teoricamente, anche le attività del centro sociale: di fatto, dando l’edificio in gestione, il comune di Palermo cede il suo potere decisionale a un soggetto privato, e non può garantire più nulla agli abitanti del quartiere.

Come ci dice Verdiana Mineo, «l’Amministrazione non ha previsto alcuna fase di consultazione popolare in merito alla funzione che questo spazio dovrà assumere, e non considera le necessità del territorio. Il quartiere Olivella non ha bisogno di diventare una vetrina turistica, che allontana ancora di più il quartiere dai suoi abitanti.». Anche per questo i ragazzi dell’ExKarcere hanno avviato una raccolta firme (qui il link): per far sentire la loro voce e progettare, insieme alle istituzioni, il futuro del San Basilio.

Daria Costanzo