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20/11/2024 19:30:00

Il masochismo elettorale del centrosinistra: vittorie, scivoloni e contraddizioni

 Il masochismo del centrosinistra. In una nazione perennemente al voto, la regione di Bologna da sempre roccaforte del centro-sinistra, ha storicamente registrato distacchi fino al 30% rispetto al centro-destra, ha confermato al governo il centro-sinistra. Nel 2020, però, la differenza si era ridotta al 7,79%, nonostante la ricandidatura del presidente uscente, il molto stimato Stefano Bonaccini, ora europarlamentare. Il ritorno a un distacco superiore al 16% è attribuibile alla scelta del candidato: l'ex sindaco di Ravenna Michele De Pascale, presidente della Provincia di Ravenna e dal 2016 dell'Unione delle Province.

La scelta di candidare una figura radicata nel territorio si è rivelata vincente, come dimostra anche il caso della Liguria. Qui, nonostante le vicende giudiziarie, è stato premiato l'esponente del centro-destra. Diversamente, Andrea Orlando, pur essendo ligure, è percepito distante poiché vive nei palazzi romani. La competizione in Umbria, ritenuta il "polmone verde" del Belpaese, aveva tutt'altro sapore. Cinque anni fa, la presidente uscente Donatella Tesei, poi ricandidata, aveva ottenuto una vittoria schiacciante con oltre il 20% di distacco. La nuova presidente del centro-sinistra, Stefania Proietti, è una figura di tutto rispetto: sindaco di Assisi per due mandati, docente universitario con una laurea magistrale in ingegneria meccanica e un dottorato in ingegneria industriale. Il suo curriculum professionale e politico non lascia spazio a dubbi sulla sua preparazione.

Tuttavia, la sua prima dichiarazione post-elezione ha sollevato perplessità: "L’Umbria è tornata in mano agli umbri." Un'uscita infelice, come se prima fosse stata governata da australopitechi. Puoi dire che l'hai tolta ai fascisti, ai neoliberisti, agli etnofobi, ma non "agli umbri": è l'ABC della politica. Ancora una volta, l'innato masochismo del centro-sinistra ha rovinato la festa, senza contare l'ipocrisia del Movimento 5 Stelle, che si è opposto alla presenza del simbolo di Italia Viva nella coalizione, salvo poi accogliere i renziani sotto mentite spoglie, nascosti nelle liste civiche.

Vittorio Alfieri