Suor Anna Donelli, un nome noto per la sua attività spirituale, è finita al centro di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Brescia, che ha portato al suo arresto con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo le indagini, la religiosa sarebbe stata "a disposizione" della 'locale' di ‘ndrangheta attiva nel Bresciano, legata alla potente cosca Tripodi. L'accusa è pesante: suor Anna avrebbe sfruttato il suo ruolo nelle carceri per trasmettere messaggi, direttive e informazioni cruciali per le attività criminali del gruppo.
Un ruolo strategico nei penitenziari
L’indagine, avviata nel 2020, ha svelato un presunto "patto" tra la suora e i membri della cosca. In qualità di assistente spirituale negli istituti penitenziari di Milano e Brescia, suor Anna avrebbe avuto libero accesso ai detenuti, un privilegio che – stando alle intercettazioni – sarebbe stato usato per favorire le comunicazioni tra i membri della ‘ndrangheta. Non solo supporto spirituale e materiale: la religiosa avrebbe agito come intermediaria, recapitando ordini e aiutando a risolvere conflitti interni al sodalizio.
Il coinvolgimento della suora è emerso anche attraverso conversazioni intercettate dagli inquirenti. Uno degli arrestati avrebbe definito suor Anna “una dei nostri” e sottolineato la sua disponibilità a "servire" il gruppo mafioso. Tali affermazioni, unite ad altre prove raccolte dagli investigatori, hanno portato il giudice per le indagini preliminari a ritenere che la suora fosse pienamente consapevole del ruolo dei Tripodi e della natura delle loro attività criminali.
Collegamenti con la cosca Tripodi
Secondo i magistrati, suor Anna avrebbe avuto un legame diretto con i leader della cosca, Stefano e Francesco Tripodi, fornendo loro non solo supporto morale e logistico, ma anche contribuendo alla pianificazione di strategie per ostacolare le indagini delle forze dell’ordine. In un episodio riportato dagli inquirenti, la suora avrebbe rassicurato una nipote coinvolta in un incidente stradale, garantendole l’intervento dei "suoi amici", a conferma della conoscenza e vicinanza ai vertici del sodalizio.
Un’inchiesta che scuote la comunità religiosa
L’arresto di suor Anna Donelli ha destato sgomento sia nella comunità religiosa che nell’opinione pubblica, sollevando interrogativi sul modo in cui persone inserite in contesti spirituali possano essere cooptate in organizzazioni criminali. Le indagini sul caso proseguono, con l’obiettivo di chiarire l’entità e la natura dei legami tra la religiosa e la cosca.
Il caso di suor Anna si inserisce in un quadro più ampio che evidenzia l’espansione delle attività della ‘ndrangheta al Nord Italia, con la “locale” di Brescia che mantiene forti legami con le cosche calabresi, come quella degli Alvaro, egemone nella zona aspromontana. Un fenomeno che mostra ancora una volta la capacità di infiltrazione delle mafie in contesti apparentemente insospettabili.