Il volume d’affari annuo delle mafie italiane si aggira attorno ai 40 miliardi di euro, cifra che equivale a 2 punti del Prodotto interno lordo (Pil). A rivelarlo sono le indagini condotte dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre (Cgia), le quali evidenziano che il giro d’affari della mafia la collocherebbe ipoteticamente al quarto posto tra le maggiori aziende del Paese.
Inoltre, il dato potrebbe essere persino sottostimato per l’impossibilità di misurare i proventi riconducibili all’infiltrazione di queste realtà nell’economia legale. Almeno 150mila imprese risultano contigue alle organizzazioni criminali, con epicentri a Napoli, Roma e Milano, mentre gli ambiti criminali principali sono narcotraffico, traffico d’armi, smaltimento illegale dei rifiuti, appalti pubblici e scommesse clandestine.
Le mafie operano una vasta gamma di attività criminali. Tra le principali figurano il narcotraffico, il traffico di armi, lo smaltimento illegale di rifiuti, la gestione degli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione.
Tra queste attività, le estorsioni si rivelano tra le più remunerative, con vittime che sono quasi esclusivamente imprenditori. Inoltre, nelle aree in cui si registra un alto numero di denunce per estorsione, reati ambientali, contraffazione, lavoro nero e caporalato, è molto probabile una presenza significativa e radicata di organizzazioni mafiose.
Negli ultimi anni, l’estorsione è uno dei pochi reati che ha registrato un significativo aumento delle denunce. Tra il 2013 e il 2023 le denunce per estorsione sono aumentate del 66,2%, con un incremento record del +128,3% nel Nordest. Tuttavia, in termini assoluti, è il Mezzogiorno a registrare il numero più elevato di denunce nel 2023, con 3.877 casi. Seguono il Nordovest con 2.945, il Centro con 2.573 e il Nordest con 2.043 denunce.