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07/03/2009 09:00:34

Convegno legalità: "Noi giovani, protagonisti del nostro futuro"

Giuseppe Linares è l'uomo cui i ragazzi del nostro territorio dovrebbero prendere ad esempio, ha parlato delle grandi difficoltà con cui sono costretti a convivere per poter portare avanti il loro lavoro, - ci sono difficoltà ha detto per avere gli strumenti necessari per condurre le indagini, sono necessarie le agenzie che ci aiutano a fare le intercettazioni, mancano oltre al personale i fondi per il carburante, i soldi per gli straordinari, i soldi per le risme di carta. Viviamo, continua Linares - una situazione di "neutralizzazione" del paese, in cui una comunità di fronte ad una determinata serie di problematiche di natura sociale ed economica, da delle risposte che si traducono in un approccio alla risoluzione del problema soltanto in maniera parziale e dettato da ideologie, che sono in quel momento espressione della maggioranza democraticamente eletta del paese, ma che non sono la panacea di tutti i problemi che invece dovrebbero essere risolti tecnicamente.
 
Il processo di formazione delle leggi risente non del senso morale di un paese, ma spesso da una diatriba politica, se non direttamente dall'interesse particolare. In buona sostanza Linares ha detto che non si può continuare a lottare la criminalità con questo stato di cose, se non si mettono a disposizione i mezzi e gli strumenti in mano agli inquirenti e alle forze di polizia. Durante lo svolgimento del convegno è stata letta una lettera dell'ex-Prefetto di Trapani Fulvio Sodano che invita i giovani a sognare, perchè solo così, con i sogni di un adolescente si può sconfiggere ogni prevaricazione, e potete fare, aggiunge Sodano - “quello che io non ho potuto portare a termine”.

Salvatore Borsellino ha iniziato il suo discorso dicendo che è ritornato a parlare nelle scuole da tre anni, per portare ai giovani quella “arrabbiatura costruttiva” da cui attinge la sua forza per andare avanti. Ha detto di essere considerato un sovversivo, che non ha spazio nei media. Salvatore ha fatto bene a mio parere a porre ai ragazzi questi quesiti: “Vorrei capire come mai sulle indagini della strage di Via D’Amelio non si sa nulla, perché non si può fare un processo ad una persona che pochissimi minuti dopo la strage era con la borsa di mio fratello, all’interno della quale c’era la sua agenda, che presso il Castello Utveggio, situato sul monte Pellegrino c’era un centro dei servizi segreti che subito dopo è stato smantellato.

La verità continua Salvatore Borsellino - è che questa strage come quella del Giudice Falcone non può avere dei responsabili, perché si dovrebbe processare lo Stato. Borsellino: “Sul sangue di quelle stragi, si fondano gli equilibri di questa nostra, disgraziata, seconda Repubblica”. Chiudendo il suo intervento che sinceramente ha emozionato tutti i presenti in sala, Salvatore Borsellino ha voluto ricordare anche lui un messaggio del fratello, ed esattamente una lettera che Paolo scrisse alle 5 del mattino di quel tragico 19 luglio 1992. Nella sua lettera Paolo continuava a ripetere che doveva affrettarsi, che non c’era più tempo, che sentiva ormai vicina la sua fine, ma scrive nonostante la sua angoscia un messaggio di speranza; sono ottimista dice Paolo: “perché vedo che verso la mafia i giovani non sono indifferenti, rispetto alla mia colpevole indifferenza giovanile”. La verità invece è che, è stata l’indifferenza di tanti, di noi tutti ad uccidere prima Falcone e poi Borsellino e i ragazzi che li scortavano.   Carlo Rallo