Demolire, o comunque intaccare, la credibilità dei pentiti che accusano Pizzo di «patto elettorale» con la famiglia mafiosa marsalese in occasione delle regionali del 2001 è stata la linea strategica dei legali del politico.
Soltanto il 23 aprile, però, quando dopo le eventuali repliche, dovrebbe essere emessa la sentenza, si saprà se i difensori sono riusciti a convincere i giudici.
Questi ultimi, intanto, stanno cercando di accelerare al massimo i tempi del processo, con due rinvii a corta distanza (da venerdì a ieri e poi da ieri a giovedì prossimo) per scongiurare il pericolo che gli imputati detenuti (i killer di Cosa Nostra Giacomo e Tommaso Amato, nonché Luigi Scoma) possano tornare in libertà per scadenza dei termini di custodia cautelare.
In Tribunale, il 28 aprile 2007, il processo di primo grado si era concluso con la condanna di Pizzo a 4 anni di carcere (3 dei quali condonati per indulto).
Lo scorso 26 novembre, il procuratore generale di Palermo ha chiesto la conferma della condanna inflitta a Pizzo, invocando anche la conferma delle pene inflitte in primo grado a Scoma (7 anni), Gaspare Genna (4 anni e mezzo) e Giuseppe Marino (3 anni), nonché la condanna di quegli imputati (i fratelli Amato, Centonze e Tumbarello) per i quali la Dda ha impugnato la sentenza del Tribunale.
Antonio Pizzo