uno dei capi della nuova mafia e attivamente super-ricercato da polizia e carabinieri. Cosi' come aveva fatto nel processo di primo grado, celebrato col rito abbreviato davanti al Gup Piergiorgio Morosini, Nicchi ha fatto arrivare la nomina attraverso una raccomandata spedita da un ufficio postale del capoluogo siciliano: l'avvocato Nino Rubino, cosi', affianchera' il primo difensore, l'avvocato Marco Clementi, nominato davanti al Gup. Sia nell'uno che nell'altro caso la firma e' considerata autentica. Difficile che a spedire la raccomandata sia stato lo stesso latitante, ma Nicchi ha voluto comunque dare un segnale della propria capacita' di controllare e coordinare complici e 'picciotti' anche senza mostrarsi in pubblico. Secondo gli inquirenti, Nicchi (condannato a 15 anni dal giudice Morosini) ha rischiato di essere ucciso e ha trascorso il primo periodo della latitanza, dal giugno 2006 alla fine del 2007, lontano da Palermo, a Milano: dopo l'arresto dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, suoi avversari in Cosa Nostra, e' tornato in citta' e da' segnali di presenza sul territorio. Altri due boss erano stati ancora piu' spavaldi e, l'uno nello stesso processo 'Gotha', l'altro nel dibattimento 'Addiopizzo', erano andati addirittura a farsi autenticare le firme in delegazioni municipali di Palermo, mostrando i propri veri documenti di identita' personale. Pochi mesi dopo avere scelto il rito abbreviato con le procure speciali rilasciate ai difensori, pero', sia Andrea Adamo che Antonino Lo Nigro erano stati catturati. Ecco perche', forse, Nicchi preferisce non esagerare e si limita alle raccomandate.