Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
28/05/2009 06:12:15

Oggi Articolo 21 a processo a Trapani


Ma anche per altre ragioni, non ultime la strumentalizzazione che in questo tempo dalla scoperta del piano, all'arresto di quei mafiosi, veniva fatta della vicenda che chiamava in causa anche rapporti tra quei mafiosi e la parte politica alla quale Fazio appartiene, centrodestra e Forza italia (allora). In quella lettera Fazio disse che la mafia esiste ancora per sorreggere i professionisti dell'antimafia.

La storia fu raccontata in un articolo a firma di Rino Giacalone comparso sul sito articolo 21. Un articolo dove a proposito di professionisti dell'antimafia si metteva in evidenza che quell'assunto, del genere la mafia esiste perché c'è l'antimafia, di recente era uscito fuori in uno dei pizzini attribuiti al latitante Matteo Messina Denaro. Nonostante la precisazione che nessun collegamento poteva esserci tra questi e il sindaco Fazio, quest'ultimo ha deciso di agire in sede civile con una richiesta di risarcimento da 50 mila euro.Annotazione: Fazio ha dichiarato che quei soldi li darà a Libera, da Torino don Ciotti non ha ringraziato e ha direttamente rifiutato.

Il procedimento comincerà oggi 28 maggio dinanzi al tribunale civile di Trapani, giudice Monica Montante. Giacalone sarà difeso dall'avv. Giuseppe Gandolfo del foro di Marsala.


“Ho citato in giudizio il signor Giacalone non per un servizio sulla mafia, ma perché in un articolo mi ha assimilato al capomafia assassino e stragista Matteo Messina Denaro e sfido chiunque a non sentirsi diffamato per questo”. Lo afferma il sindaco Girolamo Fazio, sull’apertura del processo a carico di Rino Giacalone.

“Nella mia lettera riservata (ma diffusa non certo da me, anche se con l’eliminazione di alcune parti evidentemente non funzionali) non ho mai indicato ne’ magistrati, ne’ giornalisti come professionisti dell’antimafia – ha aggiunto Fazio -. Mi sono semplicemente limitato a dire che – cito testualmente – “La storia della nostra regione e della nostra provincia ci insegna che non si è voluta mai realmente combattere la mafia, perché alla fine tale stato di cose è convenuto a molti. Da chi ne trae vantaggio perché con essa è colluso e da chi ne trae vantaggio facendo l’antimafioso a parole e non con i fatti.
Chi vuole realmente rispettare e fare rispettare le regole, da chi è sostenuto?”. Ed ho aggiunto: “Chi vuol dire la sua, in questa città, non può farlo, perché finisce per essere accusato di essere mafioso, venduto a questo o a quello, certamente bugiardo ed interessato”. Sfido anche in questo caso chiunque a sostenere che non è così. Se poi chi ha letto la lettera ha deciso di dare le proprie interpretazioni, è un problema suo, non mio”.

Il Sindaco interviene anche sulla presa di posizione dell’Associazione Libera indicata dal primo cittadino come destinataria dell’eventuale risarcimento danni: “Ribadendo che, qualora il tribunale dovesse darmi ragione, intendo devolvere la somma dell’eventuale risarcimento all’associazione Libera, mi limito semplicemente a riportare parte della nota già inviata all’associazione a dicembre 2008: “Poiché ritengo che la lotta alla mafia debba essere portata avanti con azioni concrete, intendo, qualora l’esito del procedimento dovesse darmi ragione e dovessi avere diritto ad un eventuale risarcimento, devolvere la somma all’Associazione Libera, nella persona del Suo presidente nazionale, dando così il mio contributo personale alle iniziative poste in essere.
L’Associazione Libera, ovviamente, è padrona di gestire l’eventuale contributo come meglio crede, anche rifiutarlo, sposando la tesi dell’autore dell’articolo.
Debbo immaginare in tal caso che la stessa Associazione non riterrà di richiedere ed ottenere contributi e patrocini, come ha fatto in questi anni, ad una Amministrazione guidata finora da un Sindaco che considera mafioso, assassino, stragista”.

“Ad oggi – conclude Fazio - l’Associazione Libera ha continuato a richiedere ed ottenere contributi e patrocini da questa Amministrazione”.


RIPROPONIAMO L'ARTICOLO CHE VENNE PUBBLICATO E OGGETTO DEL PROCESSO

Quella strana lettera del sindaco di Trapani Girolamo Fazio.

Chi a Trapani cerca di raccontare i fatti, condurre una corretta informazione, da ieri ha trovato un importante alleato. Il sindaco avvocato Girolamo Fazio! In una lettera scritta dal primo cittadino per affermare, in puro stile di rinnovata democrazia, che in città è la sua volontà a dominare alla faccia delle decisioni magari prese dal Consiglio comunale, se le delibere non gli confinferano lui spiega di avere ragione a poterne farne a meno per la sua autorità, in questa lettera ad un certo punto Fazio scrive che "chi vuol dire la sua, in questa città, non può farlo perchè finisce per essere accusatodi essere mafioso, venduto a questo e a quello, certamente bugiardo e interessato".

Proprio così. E' da tempo che lo diciamo, proprio dinanzi a sue esternazioni e denunce scritte. Con una differenza: quando vengono scritte cose che al sindaco di Trapani non piacciono non si è bollati come mafiosi ma come "professionisti dell'antimafia", quei professionisti che come lui scrive in queste lettera hanno tanti interessi, tranne uno, quello che la mafia venga sconfitta, perchè, spiega, si metterebbero in discussione tante carriere e tanti vantaggi. Fazio ha ripetuto il suo solito esercizio che è quello delle negazione della realtà, ha ribaltato le cose come in queste stesse ore si è scoperto sta facendo il capo mafia latitante Matteo Messina Denaro.

Per carità, non vogliamo dire che ci siano collegamenti, il caso vuole che in un pizzino diventato conosciuto adesso Matteo Messina Denaro grida anche lui al complotto, parla di una nuova inquisizione di Torquemada da strapazzo a proposito di chi indaga e dirige la sua ricerca. Si rivolge così ad uomini che tra le mani utilizzano un codice penale mentre lui tra le mani continua a tenere stretto un codice d'onore sporco del sangue di tanti morti ammazzati. Anche del sangue di giornalisti, di quelli che Fazio, alla pari di altri, magistrati compresi, bolla come professionisti dell'antimafia.

Forse è ora che il sindaco di Trapani faccia i nomi e indichi i vantaggi conquistati da ognuno di questi. Noi non abbiamo conosciuto professionisti dell'antimafia, ma uomini e donne fedeli allo Stato e alle Istituzioni che hanno combattuto e combattono i mafiosi e i loro complici, abbiamo conosciuto professionisti pronti a denunciare il malaffare, giornalisti che hanno raccontato e raccontano i fatti di ogni giorno, le indagini, i processi e le condanne. Tante persone che sono state minacciate, "mascariate" (sporcate nell'onore e nella moralità), isolate, che hanno subito attentati e non ci sono più per avere fatto il loro dovere.

Per rendere una cronaca completa va detto che la lettera l'avv. Fazio l'ha scritta indirizzandola all'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, il prefetto che venne affrontato da imprenditori poi arrestati per mafia, che a tutti i costi volevano farlo recedere da sue iniziative, come quella di imporre alle pubbliche amministrazione di acquistare il cemento per gli appalti pubblici presso l'azienda di cemento confiscata alla mafia e che si era ritrovata tagliata fuori dalle commesse.

Quando nel 2005 si scoprì che il trasferimento improvviso di Sodano da Trapani, avvenuto nell'estate del 2003, era stato più che asupicato, ma chiesto, dai mafiosi, il Consiglio comunale della città deliberò la concessione della cittadinanza onoraria. Oggi, nel 2007, Fazio ha comunicato che questa cittadinanza a Sodano non verrà consegnata perchè oggetto di strumentalizzazione politica, perchè Sodano in tv ha parlato male della città. Ha parlato "male" della città perchè ha raccontato (e lo ha fatto con la voce della moglie, lui che adesso è inchiodato ad una sedia e non ha più l'uso della parola) della mafia e delle sue connessioni, di un sottosegretario all'Interno, Antonio D'Alì, che gli diede dell'inaffidabile quando scoprì la difesa dell'azienda di calcestruzzi, e che l'avrebbe fatto trasferire. Parlando di Cosa Nostra non se ne può dire in bene, come invece fa Matteo Messina Denaro che mistifica la realtà. Come fa, a proposito di mistificazioni, anche il sindaco Fazio. Un alleato del quale guardarsi bene.