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29/05/2009 05:00:14

"La mafia teme di perdere il controllo del pensiero sociale"

Ma ora è' questa la conclusione a cui sono giunti, in coincidenza con l'anniversario della strage di Capaci, i magistrati della Dda di Palermo, Antonio Ingroia e Gaetano Paci, che hanno ottenuto dal Gip Marina Pino l'emissione di due ordini di custodia cautelare nei confronti del boss trapanese Vincenzo Virga, indicato come il mandante, e di Vito Mazzara, accusato di essere l'esecutore materiale, entrambi già detenuti.
Per ben due volte, le indagini sull'agguato a Rostagno, hanno rischiato di essere archiviate. Ma sono poi riprese e sono finalmente arrivate a questo importante traguardo. Gli investigatori hanno anche ricevuto il plauso del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in visita in Sicilia, in occasione della commemorazione della strage di Capaci.
A favore della prosecuzione delle indagini, il Comitato Ciao Mauro aveva anche presentato una petizione con 10mila firme.
Rino Giacalone, giornalista de La Sicilia che si è occupato spesso di mafia e che ha seguito attentamente le indagni sull'omicidio di Mauro Rostagno, ci spiega cosa è accaduto.

Rino Giacalone, Napolitano non è il primo Presidente a venire in Sicilia. C’è dunque, verso questo territorio, l’attenzione delle più alte cariche dello Stato…
Si, ma sono attenzioni altalenanti. E’ un territorio che meriterebbe di più. Basti vedere la situazione delle forze dell’ordine che, proprio qualche giorno fa, hanno lanciato un duro allarme sulla scarsità di risorse con le quali lavorano.

Una situazione certamente difficile, che tuttavia non ha impedito alle forze dell’ordine, pur tra mille difficoltà, di ottenere risultati importanti, come  la verità sull’omicidio di Mauro Rostagno. Quanto hanno contato le firme raccolte dal Comitato Ciao Mauro?

Due anni fa, l’inchiesta su Rostagno stava per essere archiviata. Questo non accadde ma non per le firme raccolte fra i cittadini. La raccolta di firme ha avuto invece il grande merito di accendere l’attenzione del pubblico su un’inchiesta che fino a poco tempo prima riguardava solo i familiari e pochi amici. Ma quando furono raccolte le firme l’indagine erano già ricominciate.

Cosa ha portato alla riapertura delle indagini?
L’intuizione di un paio di investigatori della Squadra Mobile, del suo dirigente, il dott. Linares, e del Gabinetto di Polizia Scientifica. E’ stata ripetuta la perizia balistica, che non si faceva da alcuni anni.

Cos'è?
Il confronto fra i bossoli lasciati sul luogo del delitto di Rostagno e quelli ritrovati sui luoghi di altri delitti successivi al 1988,

E i risultati che dicono?
L’impronta balistica conduce al già riconosciuto killer della mafia trapanese, Vito Mazzara. Il resto lo hanno fatto i collaboratori di giustizia, alcuni dei quali sono stati risentiti negli ultimi mesi.

Che è emerso dalla loro collaborazione?
Hanno parlato di un ordine giunto a Trapani da Palermo. Un ordine raccolto da Vincenzo Virga e arrivato a Francesco Messina Denaro, allora campiere della mafia belicina.

A carico di Mazzara, ci sono anche delle intercettazioni, fatte in carcere, in cui lui parla di “cose vecchie che si stanno rivangando”.
Si. E’ una dichiarazione che va letta molto attentamente e non va fatta cadere. Non bisogna dare nulla per scontato se non viene provato. Si dava per scontato che fosse un omicidio di mafia ma mancava l’atto principe che accusasse la mafia. Ora c’è: è l’ordinanza di custodia cautelare, del 23 di maggio, firmata dal Gip Marina Pino.

Vito Mazzara quindi sapeva della riapertura delle indagini?
Si, perché in carcere riceve i giornali. Sapeva anche della petizione, a cui attribuiva la causa della riapertura delle indagini. Ne parla con i familiari e si lamenta del fatto che l’opinione pubblica “non si è fatta i fatti suoi”.

Un dato importante…
E’ importante che il mafioso mostra preoccupazione per quello che fa l’opinione pubblica, soprattutto in una provincia dove la mafia, da decenni, opera non solo per il controllo dell’economia e delle istituzioni, ma anche per il controllo del pensiero sociale. Se Vito Mazzara se la prende con l’opinione pubblica, vuol dire che hanno paura di perdere il controllo del pensiero sociale.

Vito Mazzara è già in carcere. Per cosa?
Per altri cruenti delitti e per uno in particolare…

Quale?
Quello dell’agente di custodia Giuseppe Montalto, ucciso l’antivigilia di Natale del 1995. Dalle indagini, emerse che quel delitto era il regalo di Natale che i mafiosi liberi facevano a quelli che erano in carcere con il 41bis. Un delitto assurdo.

Da quando si è appresa la notizia della verità su Mario Rostagno, c’è un po’ più di orgoglio nell’essere giornalisti in provincia di Trapani?
Dovremmo sentirci orgogliosi tutti, non solo i giornalisti, per il lavoro fatto dagli investigatori. Oggi c’è una mafia che mal sopporta l’azione giornalistica e cerca di fermarla ricorrendo al condizionamento degli editori o alle querele.