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12/06/2009 04:17:46

Bartolo Pellegrino è tornato in libertà

L'ordine di custodia cautelare e' stato revocato dal Tribunale di Trapani, accogliendo la richiesta degli avvocati Vito Galluffo e Nino Formino, che difendono Pellegrino attualmente sotto processo per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Il provvedimento restrittivo, che era stato emesso dal Gip di Palermo nel 2007 su richiesta della Dda, e' stato revocato perche' non sussisterebbero piu' i rischi di di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Oggi stesso, tuttavia, Bartolo Pellegrino e' stato sottoposto alla misura della sorveglianza speciale per un periodo di due anni. Lo hanno disposto i giudici della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, accogliendo la richiesta che era stata formalizzata lo scorso febbraio dal Pm Andrea Tarondo, nel corso del processo a carico dell'ex assessore regionale. La richiesta era stata avanzata prevedendo la sorveglianza speciale per un periodo di quattro anni.
Pellegrino era stato arrestato il 4 aprile 2007 dalla Squadra Mobile di Trapani, con altri cinque indagati, nell'ambito della seconda fase dell'inchiesta denominata "Progetto Mafia Appalti Trapani".
"Sbirri e infami". Così Bartolo Pellegrino, da assessore al Territorio della Regione siciliana con presidente Totò Cuffaro, parlava di carabinieri e collaboratori di giustizia. Lo intercettarono nel 2003  fa mentre parlava al telefono con esponenti mafiosi del clan di Monreale, poi arrestati.
Dall'incarico di governo dovette dimettersi ma rivendicò l'assoluta libertà di incontrare chi gli pareva e diede una connotazione positiva a quel termine "sbirro" in Sicilia usato solo da mafiosi e criminali per indicare le forze dell'ordine.
Nel 2007, però, Pellegrino si beccare  in incontri ravvicinati con i boss di Trapani per conto dei quali - scrissero i magistrati della Dda di Palermo quando ne chiesero l'arresto - "faceva mercimonio della sua carica politica". Si preparava a presentare il suo partito autonomista "Nuova Sicilia" in connubio con la nuova Democrazia cristiana per le prossime amministrative di maggio 2007 individuando candidati graditi ai boss, dissero gli inquirenti. Ma ad ordinare un brusco stop alla campagna elettorale arrivò l'ordine di custodia cautelare firmato dal gip di Palermo Antonella Consiglio su richiesta del sostituto procuratore della Dda Gaetano Paci e del sostituto procuratore di Trapani Andrea Tarondo.

Filmato, intercettato e accusato da uno degli imprenditori trapanesi già arrestato nella prima tranche dell'operazione mafia e appalti condotta dalla squadra mobile di Trapani diretta da Giuseppe Linares. Da Antonino Birrittella, ex presidente del Trapani calcio, Pellegrino avrebbe ricevuto la bella cifra di trecentomila euro, cinquecento euro per ogni appartamento realizzato nella megaspeculazione edilizia di Villa Rosina a Trapani, grazie alla provvidenziale firma dell'allora assessore regionale al territorio che firmò il mutamento di destinazione d'uso di un'area da verde agricolo a zona edificabile modificando gli indici di edificabilità nel contesto del piano di regolatore.
E suo sarebbe lo zampino anche nell'appalto della funivia Trapani- Erice e in tutti quei lavorti che gli imprenditori direttamente in contatto con il capomafia latitante Matteo Messina Denaro erano in grado di aggiudicarsi.

Altri tre di loro, Filippo Coppola, Francesco Bica e Francesco Orlando, quest'ultimo già segretario particolare del politico, finirono in manette insieme a Pellegrino mentre un altro ordine di cattura è stato notificato in carcere al capomandamento di Trapani Francesco Pace.

L'inchiesta rese giustizia anche alla battaglia dell'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, oggi gravemente ammalato, che comprese subito i tentativi dei boss di appropriarsi della "Calcestruzzi ericina", l'azienda confiscata al capomafia Francesco Virga. Ampiamente boicottata dalle imprese interessate ai lavori per la realizzazione delle opere per l'America's Cup, la "Calcestruzzi" stava per andare in fallimento in amministrazione giudiziaria.
Al direttore amministrativo dell'agenzia per il demanio di Trapani, Francesco Nasca, i mafiosi avevano dato il compito di sottostimare il valore dell'azienda per consentirne l'acquisto da parte di un altro imprenditore colluso, Vincenzo Mannina, ora finito in manette nel blitz della notte scorsa. A lui gli inquirenti hanno sequestrato beni per dieci milioni di euro.