Sedici anni sono stati inflitti a Cinà , già condannato per associazione mafiosa, ritenuto uomo di fiducia di Riina. Bernardo Provenzano, imputato di tenta
ta estorsione, ha avuto, sei anni. A nove anni e quattro mesi è stato condannato il boss Lorenzo Di Maggio. Assolto invece Marcello Parisi, ex consigliere di circoscrizione di Fi. Assolti i commercianti Maurizio Buscemi, Calogero Immordino e Vito Lo Scrudato, che negando di avere ricevuto richieste estorsive, secondo la Procura, avrebbero favorito Cosa nostra; condannato invece a sei mesi un quarto commerciante, Paolo Buscemi. Il processo scaturisce dall’indagine denominata Gotha, che portò all’arresto di decine di colonnelli e gregari del boss Bernardo Provenzano.
“Non ho mai conosciuto Bernardo Provenzano ne’ il figlio Angelo o la moglie". Era questa la difesa dell’ex deputato regionale siciliano di Forza Italia, Giovanni Mercadante. Il suo arresto è avvenuto il 10 luglio del 2006.
Secondo l’accusa, rappresentata dai pm Nino Di Matteo e Nico Gozzo, Mercadante avrebbe avuto l’appoggio elettorale di Cosa nostra. Non solo. Avrebbe, sempre secondo la Procura, aiutato l’allora boss latitante Bernardo Provenzano ad effettuare degli esami clinici presso l’ospedale in cui Mercadante prestava servizio. Ma l’ex politico ha piu’ volte ribadito di non avere mai conosciuto il boss Provenzano, ne’ di avergli mai fatto fare esami diagnostici.
Giovanni Mercadante è stato nel 1990 sindaco di Prizzi. “Mi sono dimesso nel ‘92 -ha detto- nel ‘93 andai con Segni e Martinazzoli e nel ‘94 mi iscrissi al Partito popolare di Mario Segni candidandomi alle nazionali contro Forza Italia”.
Poi l’anno successivo, Mercadante abbandono’ il partito di Segni per iscriversi a Forza Italia. "Nel ‘96 -ha spiegato in aula- chiesi ai miei amici di Corleone di votare, per le regionali per Misuraca e per le nazionali Renato Schifani. Non lo dico per arrecare danno ai miei amici di partito, ma quella volta diedi il mio sostegno a loro due" In particolare, Mercadante nel ‘96 si rivolse a Leoluca Di Miceli, finito in carcere nel 2002 con l’accusa di associazione mafiosa. Ma all’epoca della campagna elettorale Di Miceli non era ancora stato arrestato.
“Nel ‘96 -ha detto Mercadante- chiesi sostegno elettorale a Di Miceli, l’appoggio era per Misuraca e Schifani”. Nel 2001 Mercadante si candido’ alle elezioni regionali con Forza Italia. “E anche in quell’occasione Di Miceli, insieme con il genero Pomella, mi diedero supporto elettorale ma nonostante questo ‘plotone’ alle spalle riportai a Corleone 280 voti su 10mila votanti”. Fui deluso”. Nel 2006 Mercadante si ricandido’ alle regionali “ma non ebbi piu’ l’appoggio di Di Miceli”, che nel frattempo era stato arrestato. “Sapevo che Di Miceli era stato arrestato e quando lo seppi fu per me un fulmine a ciel sereno”, ha spiegato Mercadante.
Durante l’interrogatorio, il pm Antonino di Matteo ha letto in aula a Mercadante un’intercettazione ambientale registrata in auto tra lo stesso Mercadante e Leoluca Di Miceli. In quell’occasione i due parlarono di un certo ‘Angelo’. Secondo la Procura si tratterebbe di Angelo Provenzano, cioe’ figlio del boss mafioso Bernardo Provenzano. Ma Mercadante ha smentito affermando che si trattava, invece, di Angelo Gariffo, “Ahime’ -ha detto l’imputato- nipote del signor Provenzano”.
Ha poi ammesso di avere conosciuto il sindaco di Palermo Vito Ciancimino, condannato per mafia. “Venne a fare un’angiografia cerebrale nel mio studio, ma non ricordo se era libero o detenuto” e alla domanda del pm se conosceva anche i figli, ha detto: “Si’, sia Massimo Ciancimino che l’altra figlia, andavano a scuola insieme con i miei figli”. E ha detto anche i avere conosciuto Angelo Siino, ritenuto l’ex ‘ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra’, oggi pentito di mafia. “Non capisco perche’ abbia buttato tutto quel veleno su di me, e’ venuto perfino due volte da me a farsi la tac e mi aveva perfino affidato il figlio affetto da una neoplasia”.