Una criminalita’ organizzata che dopo la stagione stragista “ha deciso di adottare la strategia politico-criminale tipica dell’ndrangheta, ossia quella di evitare il conflitto armato con esponenti delle Istituzioni, e di penetrare, invece, in modo capillare, nel tessuto economico-finanziario ed in quello politico-istituzional
e”. Una infiltrazione tanto diffusa che “le mafie contribuiscono ormai, in buona parte, al Pil del nostro Paese” al punto “da non riuscire piu’ a distinguersi tra economia legale ed economia illegale”. Mafie che sono penetrate nella politica “attraverso la gestione illegale della spesa pubblica, il controllo dei finanziamenti pubblici (anche dell’Unione Europea)” ed e’ in questo ambito, scrive de Magistris, che “si radica il rapporto collusivo tra criminalita’ organizzata e pezzi delle Istituzioni: politici - che hanno realizzato anche le nuove modalita’ di finanziamento illecito dei partiti -, funzionari e dirigenti di enti pubblici, magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine e dei servizi segreti”. A far da collante di questi “segmenti deviati sono ‘centri di potere molto influenti’ come ‘logge massoniche coperte, lobby, comitati d’affari, club di servizi, strutture talvolta con ampie radici nel mondo ecclesiastico”. Verso un “cancro di tali dimensioni”, secondo l’ex pm di Catanzaro, la lotta viene svolta da ‘irriducibili’, come “taluni magistrati ed appartenenti alle forze dell’ordine, singoli politici, esponenti della societa’ civile”. Purtroppo, spiega de Magistris, “siamo ancora troppo pochi e sotto assedio dei poteri forti e di quelli criminali” perche’ “lo Stato, nel suo complesso, invece, si accontenta del contrasto solo ad un certo ‘livello’ di mafia’. Tanto che quando si affrontano i rapporti mafia-politica, mafia-economia e mafia-istituzioni, ’si rimane isolati’ e ‘non e’ piu’ lo Stato che agisce, ma servitori dello Stato”. Ed e’ su questi temi, conclude, “che ho trovato importanti le immediate prese di posizione congiunte, con riferimento alla lotta alle mafie, al Parlamento Europeo - nelle prime riunioni - tra parlamentari di IDV e del PD”. Perche’, oggi, “tutte le forze democratiche del Paese debbono vigilare affinche’ le indagini in corso presso le Procure di Palermo e di Caltanissetta non subiscano interferenze”, non dimenticando “che, in epoca assai recente, indagini giudiziarie molto rilevanti proprio sulla criminalita’ organizzata dei colletti bianchi non sono state fermate dalla mano militare dei Riina e Provenzano di ultima generazione, ma dalla carta bollata del Csm che ha trovato convergenze parallele con la politica ed i poteri forti”.