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03/09/2009 05:38:50

Dopo l'Eurofish a chi tocca? Troppi incendi dolosi a Marsala, impediscono la libera impresa



La ditta è citata in un pizzino sequestrato ai Lo Piccolo al momento del loro arresto. Le intercettazioni all’interno dell’azienda hanno svelato come il titolare fosse stato costretto a versare il pizzo ad Antonino Rallo (arrestato il 3 luglio scorso) e  che questi aveva arbitrariamente trattenuto le somme di denaro. Francesco Giuseppe Raia (altro indagato) lo avrebbe allora assicurato che le cose erano cambiate e che lui stesso aveva istituito una cassa comune per evitare la dispersione di denaro. L’imprenditore avrebbe pagato il pizzo in due tranche da 5 mila euro ciascuno nelle mani di Francesco Messina e in quelle dello stesso Raia.

Sull’episodio indaga la polizia.
L'incendio ha distrutto tutto il primo piano degli stabilimenti dell'Eurofish. I vigili del fuoco sono accorsi alle 2 e 50 grazie alla segnalazione di un automobilista che passava dalla Via Salemi. Distrutte tutte le finestre, esplosi i vetri, nel rogo sono andati in fumo documenti, computer, sedie, scrivanie, e un soppalco. I lavori di spegnimento sono durati fino alle 10 e 30 di ieri mattina.
Grazie all'intervento dei vigili del fuoco sono rimaste intatte sia le celle frigorifere che il pesce e i prodotti. Pertanto l'azienda non fermato la sua attività.
I danni ammontano a 25.000 euro.

A Marsala, comunque, l'escalation di incendi dolosi, probabilmente legati al racket delle estorsioni, non conosce sosta. Solamente quest'estate è stato appiccato il fuoco allo stabilimento del Lido Marina e alla ditta Aerre. In quest'ultimo caso le fiamme sono state date all'azienda in coincidenza con la notte bianca per la legalità dell'Ammnistrazione Comunale di Marsala, quasi a voler ironicamente dimostrare tutta l'incapacità della classe politica locale ad affrontare realmente il fenomeno. A ciò si aggiunga il fatto, come più volte denunciato dai magistrati impegnati in indagini sul fronte delle estorsioni a Marsala, che gli imprenditori locali non collaborano, non denunciano, non parlano (nella maggior parte dei casi) e addirittura, spesso, cadono in contraddizione di fronte a prove schiaccianti.