Come promesso dal Guardasigilli Angelino Alfano, a breve, già entro la prossima settimana, potrebbe essere pronto un decreto legge, costituito da un solo articolo, di modifica dell'articolo 5 della codice di procedura penale, con inserimento dell'articolo 416 bis (associazione di tipo mafioso) tra i reati per i quali resta fissata la competenza del Tribunale (e non della Corte d'Assise) anche in presenza di particolari aggravanti con previsione di pena di 24 o più anni.
In tal modo, spiegano dal ministero della Giustizia, si avrebbe la competenza del tribunale senza eliminare l'inasprimento delle norme antimafia che potrebbe essere interpretato come un segnale di cedimento al crimine organizzato. Una modifica di questo tipo, peraltro, fanno notare le stesse fonti, salverebbe tutti i procedimenti ancora non conclusi, perché le norme procedurali intervengono su tutti i processi di ogni ordine e grado.
Il legale. Il caso è stato aperto dall'avvocato Ernesto Pino, difensore del boss catanese Paolo Brunetto: "L'idea mi è venuta leggendo le norme del recente pacchetto sicurezza, che, con le aggravanti, prevede un ulteriore aumento delle pene per i capi di Cosa Nostra, che superano i trent'anni. Così ho deciso di sollevare la questione davanti al tribunale", racconta il legale che nel maggio scorso ha sollevato l'eccezione di incompetenza per materia del tribunale, sostenendo che il suo assistito doveva essere giudicato dalla Corte d'Assise. E la Cassazione due settimane fa gli ha dato ragione, ordinando che il processo "Amante più 8" in cui è imputato anche il suo assistito si svolga in Corte d'Assise. Una decisione che adesso rischia di "azzerare" centinaia di processi.
La sentenza della Corte Suprema, che ha ammesso l'esistenza di un "buco" normativo, ha lasciato interdetto anche il legale: "Pensavo che mi avrebbero dato torto, non perché la mia istanza non fosse fondata ma per motivi di politica giudiziaria. Trasferire i processi in corso in Corte d'Assise rischia infatti di bloccare tutto. Comunque sono certo che risolveranno la questione alla solita maniera, con un decreto legge".
Le reazioni. ''Chiediamo al governo di intervenire subito, emanando al più presto un decreto", dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato. "Per quanto riguarda il Pd - aggiunge la Finocchiaro - noi ci muoveremo per le vie di nostra competenza, presentando in Parlamento già da lunedì un emendamento finalizzato a raggiungere al più presto questo obiettivo''.
"Il centrodestra e il governo, coerenti con un rigoroso impegno antimafia che dura da tempo immemorabile, assumeranno le iniziative volte a evitare annullamenti di processi e scarcerazioni", assicura il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri. "Ma la cosa grave che lo stesso Grasso ammette - dice ancora Gasparri - è che molti magistrati, evidentemente impegnati in comizi, tournee politiche ed esternazioni di varia natura, si sono dimenticati di applicare la legge che ha proprio lo scopo di determinare condanne ancora più pesanti per i capi delle cosche. Grasso ripristina la verità mentre alcuni suoi colleghi, che anche il Procuratore Nazionale Antimafia tende a bacchettare, si sono abbandonati a esternazioni facili basate su menzogne per denigrare il centrodestra". "Chi ha sbagliato - conclude l'esponente del Pdl - sono i magistrati che devono applicare la legge".