Il teste ha aggiunto che i fratelli Mannina “erano lì, come possibili acquirenti”. In pratica, il funzionario, senza alcuna autorizzazione da parte del Demanio, effettuò il sopralluogo, facendosi accompagnare da due imprenditori (titolari di una società di calcestruzzo a Valderice) che volevano acquistare l’azienda confiscata al boss Vincenzo Virga.
Vincenzo Mannina è l’imprenditore che si presentò poi al cospetto del Prefetto dell’epoca, Fulvio Sodano, manifestando la volontà di acquistare la società . La proposta non convinse il Prefetto: le indagini hanno poi appurato che Mannina agiva per conto di Cosa nostra, intenzionata a riappropriarsi dell’azienda. L’ex funzionario delDemanio, secondo l’accusa, si sarebbe adoperato per valutare la ‘Calcestruzzi Ericina’, ad un prezzo inferiore a quello di mercato.
Nasca in aula ha respinto le accuse. "Ho impedito che quattordici famiglie finissero in mezzo ad una strada. Se non mi fossi opposto l'impianto sarebbe stato chiuso ed i lavoratori licenziati". Nasca ha sempre riferito di non essersi più occupato della valutazione dal momento in cui fu rimosso dal'incarico. "Non ho mai negato di avere proposto a Mannina di acquisire l'impianto", ha ribattuto Francesco Nasca. "Ho sempre agito nel rispetto della legge. Sono stato l'unico a battersi per evitare la chiusura dell'azienda. Il sostituto procuratore Andrea Tarondo, nel corso di una riunione in prefettura, sostenne che era opportuno liquidare la società perché c'era il rischio di infiltrazioni. Mi opposi dicendo che in questo modo avremmo mandato quattordici famiglie in mezzo ad una strada. Mi chiese se sapevo che tutti quei lavoratori erano stati assunti da Virga. Gli dissi che se pensava che fossero tutti mafiosi avrebbe dovuto mandarli in galera. Rispose che non c'erano le prove. Grazie alla mia opposizione l'azienda non fu chiusa. Avevo proposto ai lavoratori di assumerne la gestione ma non accettarono. Poi invece hanno cambiato idea, ma se oggi hanno un posto di lavoro è grazie a me".