13,00 - "Non vorrei essere nei vostri panni, perche' dovete prendere una decisione storica che attiene non solo alla storia giudiziaria ma alla storia del Paese. Con la vostra sentenza si potra' costruire un gradino, salito il quale si possono percorrere ulteriori scalini per accertare la verita' che ha dilaniato e insanguinato il nostro Paese. Non vi invidio". Con queste parole il Pg di Palermo, Antonino Gatto, ha concluso le repliche al processo d'appello a Marcello dell'Utri accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il magistrato ha ribadito la richiesta di condanna a 11 anni di carcere.
Cresce a Palermo l'attesa per la conclusione del processo d'appello che vede coinvolto il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi nell'aula della seconda sezione penale del tribunale del capoluogo siciliano, infatti, i legali di Dell'Utri ripercorreranno i punti cardine su cui si è basato il loro impianto difensivo. Una linea che è sempre stata tesa a smontare l'accusa dei presunti incontri, avvenuti tra gli anni '70 e i primi anni '90, tra il senatore e alcuni boss storici di Cosa nostra interessati ai grandi affari edilizi in Lombardia, come la realizzazione del quartiere Milano 2, o all'ingresso indiretto nell'allora nascente partito politico di Silvio Berlusconi, Forza Italia. Dopo aver dato spazio alle eventuali controrepliche da parte della pubblica accusa, la corte, presieduta dal giudice Claudio Dall'Acqua, si ritirerà in camera di consiglio. Su Dell'Utri, condannato in primo grado a nove anni, pende la richiesta di 11 anni di reclusione avanzata dal pg Nino Gatto. La sentenza d'appello chiuderà di fatto un processo protrattosi fino ad oggi a causa dei numerosi colpi di scena che lo hanno interessato. Su tutti l'interruzione della requisitoria del procuratore generale, lo scorso 30 ottobre, per consentire l'audizione in aula del pentito Gaspare Spatuzza, e dei due fratelli Graviano, ex boss di Brancaccio.