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02/07/2010 04:51:48

Sciopero dei magistrati. Adesione del 100% a Marsala

dall'Anm. Unica eccezione la corte d'appello del capoluogo dove la maggioranza delle toghe, in assoluta controtendenza, ha scelto di non astenersi: solo 15 giudici su 50 in servizio hanno accolto l'appello dell'Associazione Nazionale Magistrati. Nel capoluogo, in Procura hanno aderito 42 pm su 46 tra i quali il procuratore Francesco Messineo; mentre in tribunale 70 su 98 e alla sezione di Sorveglianza 8 su 10. In Procura generale, invece, si sono astenuti 6 su 14 pg. A Trapani, tra Procura e Tribunale, hanno scioperato 26 su 31 toghe. A Marsala tutti i 20 magistrati in servizio si sono astenuti dalle udienze; mentre ad Agrigento 36 su 43 e 5 su 10 a Sciacca.

Anche i magistrati di Marsala dunque scendono in campo contro la legge finanziaria del governo Berlusconi che prevede - tra l'altro -  pesanti tagli ai loro stipendi. Contro la manovra economica del governo c'è stata ieri una giornata di sciopero dei magistrati al tribunale di Marsala. I disagi sono stati ridotti al minimo, per garantire comunque i processi urgenti, ad esempio quelli con imputati detenuti, e le cause più gravi, ma la tensione resta alta e la protesta è ferma. La finanziaria, secondo i magistrati della sottosezione dell'ANM di Marsala "penalizza l'intero sistema giudiziario, scredita e mortifica il personale amministrativo". Hanno aderito allo sciopero tutti i 25 magistrati che prestano servizio al tribunale, inclusi Presidente e Procuratore della Repubblica. Lo stipendio verrà decurtato del 10% nella parte eccedente gli 80.000 euro.

 

In questa giornata, l’Associazione Nazionale Magistrati protesta contro la manovra finanziaria del Governo che, si legge in un comunicato, “incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali (già beneficiati da numerosi condoni), i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l’intero sistema giudiziario, scredita e mortifica il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l’indipendenza e l’autonomia della magistratura; incide in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, e soprattutto dei più giovani, che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanare i giovani dalla magistratura ed avere, per il futuro, magistrati meno qualificati e professionalmente adeguati; colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente (magistrato o altro funzionario) con uno stipendio lordo di 150.000 euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l’anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi per circa 10.000 euro lordi l’anno (circa il 25% dello stipendio)”.

“Una manovra che sta già provocando un massiccio ‘esodo’ di magistrati, gravemente penalizzati dalle misure concernenti il trattamento di fine rapporto, con conseguente grave scopertura degli organici già in sofferenza. Chiediamo dunque al governo interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato”.