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06/12/2010 06:04:28

Il no del Terzo Polo al Ponte sullo Stretto

Se il Terzo polo esiste, il Ponte sullo Stretto non è nei suoi programmi. O almeno non lo è in quelli di un fedelissimo di Pier Ferdinando Casini, il senatore udc, messinese, Giampiero D'Alia. Che ieri sera, a un convegno nella facoltà di Scienze politiche della città siciliana, ha preso a picconate la grande opera, sdoganando le preoccupazioni del Centro studi Fortunata Pellizzeri, faro scientifico dei "no ponte", ed evocando il leader del suo partito, che a Messina aveva già parlato, di recente, dell'infrastruttura come "di una bugia". Un'accusa, precisa D'Alia, che non è diretta "all'idea di Ponte", ma "a questo progetto". In particolare, all'operato della Stretto di Messina e del suo amministratore delegato, Piero Ciucci.

E ieri le picconate alla società e ai suoi vertici sono state due, visto che tra i relatori c'era anche Remo Calzona, il professore di Tecnica della costruzione alla Sapienza, già componente della commissione Anas per la fattibilità dell'opera ed ex coordinatore del comitato scientifico della Stretto di Messina, che nel 2008 è uscito allo scoperto bollando
il progetto preliminare come "caro e pericoloso". Sullo schermo scorrono le immagini di ponti-meraviglia, dal Golden Gate di San Francisco all'Akashi-Kaiky? in Giappone, ma l'ingegnere dal lungo curriculum internazionale avverte: "Dal 1999 c'è un tam tam nella comunità scientifica: nessuno progetta più ponti a campata unica più lunghi di 2 chilometri (quello di Messina dovrebbe essere lungo oltre i 3 e mezzo, ndr)". Tra le ragioni, la difficoltà di contrastare il galopping, la deformazione del nastro d'asfalto provocata dal vento e registrata per la prima volta nello Storebelt in Danimarca. Contro questi rischi - e con un occhio al risparmio - Calzona è tornato a illustrare la sua proposta, più economica e meno impattante sull'ambiente. Niente campata unica, ma due piloni in mare che non affonderebbero in una faglia, come farebbero, invece, le torri del progetto approvato. Faglia poi sparita dalle carte della Stretto di Messina, come Calzona ha fatto notare due anni fa.