E’ una responsabilità che ricade interamente sulle classi dirigenti dell’Isola che non hanno saputo utilizzare uno strumento che avrebbe potuto cambiare le sorti di un popolo – quello siciliano – che avrebbe meritato di più e di meglio. Oggi la Sicilia è sollecitata a far parte del progetto federalista dello Stato italiano. La riforma del Titolo Vdella Costituzione ha cambiato le prospettive del Paese ma il sistema tanto invocato e rilanciato, a più riprese, come la panacea di tutti i
mali dell’Italia, stenta ad avere una visione unitaria dell’Italia. Rischia di perdere credibilità perché costruito non nell’unità delle diverse identità territoriali, ma in una inconfessata ma reale logica dei rapporti di forza. L’immaginario collettivo è segnato dall’immagine di un’Italia ricca, produttiva ed innovativa che sta al Nord, che si è stancata di un Sud refrattario allo sviluppo e nelle mani della criminalità organizzata. E’ un’immagine che alcune forze politiche, la Lega Nord in particolare, continuano ad agitare come loro collante elettorale per rassicurare le popolazioni del Settentrione. Vista da Sud è più di un’immagine, ma noi siciliani, noi meridionali, siamo gente coraggiosa. Accettiamo il confronto. Siamo disponibili a costruire un sistema realmente federale, dove sviluppo e solidarietà non entrano in contrapposizione, ma si sostengono a
vicenda. Puntiamo al federalismo dei fatti e non delle parole, al federalismo delle opportunità e non a quello della divisione. Il federalismo punta ad una diversa distribuzione delle risorse? Pronti al confronto! Ma sul serio, costruendolo su atti concreti. Che federalismo è quello che non affronta la legge voto, approvata dal Parlamento siciliano, che rivendica l’utilizzo nel territorio regionale delle risorse confiscate alla mafia? Il Fondo unico di giustizia non dà alcuna garanzia sull’utilizzo dei beni strappati alle organizzazioni mafiose. Si tratta di beni e risorse che sono stati rubati allo sviluppo della Sicilia. Si tratta di beni e risorse che, nella maggior parte dei casi, sono stati liberati grazie all’impegno di altri siciliani che hanno messo la loro vita a repentaglio pur di far trionfare le leggi di un Paese libero e democratico. Ci si trova
di fronte a beni che sono stati sottratti alla crescita della Sicilia, perché devono prendere altre strade, spesso poco conosciute? La sfida è stata raccolta. Intendiamo misurarci su questo argomento non soltanto come forza politica ma anche come classe dirigente meridionale. Trapani, 16 Dicembre 2010
On. GIULIA ADAMO