A intervenire sulla necessità di riavviare e completare i lavori, fermi dal 2005, della banchina Ronciglio al porto Trapani, è il segretario provinciale della Fillea – Cgil, Franco Colomba, che, con una nota, propone la ripresa del confronto fra tutti gli organi competenti, Regione compresa, per stabilire le azioni da intraprendere affinché alle parole possa concretamente seguire il completamento dei lavori del porto nel rispetto, però, della legalità, sia dal punto di vista delle autorizzazioni che della gestione ed esecuzione dei lavori, e dell'ambiente.
“Attribuirsi i meriti della ripresa dei lavori o polemizzare sulle responsabilità che hanno determinato i ritardi – ha detto Colomba – è quanto mai inopportuno in un momento in cui sarebbe utile trovare soluzioni che garantiscano lavoro e sviluppo”.
Per il segretario degli edili della provincia di Trapani per superare le difficoltà in cui versa l'economia del porto e la grave crisi occupazionale che, nell'edilizia e nelle attività ad essa collegate, ha determinato la perdita del lavoro per oltre 2500 operai, è determinante rendere cantierabili le opere già appaltate.
“Nel territorio trapanese – ribadisce Colomba – se da un lato i finanziamenti pubblici vengono meno, dall'altro, spesso, quando gli investimenti ci sono, i lavori, a cui dovrebbe seguire la realizzazione di una infrastruttura, si bloccano per anni causando gravi ripercussioni sull'economia e sui livelli occupazionali” .
Riguardo ai problemi legati al lavoro e alla crisi occupazionale il sindacato constata, ancora una volta, la scarsa attenzione e sensibilità della Prefettura che, da due mesi e mezzo, nonostante le diverse sollecitazioni, non convoca i soggetti che compongono il tavolo costituito nell'ambito del “protocollo di legalità per lo sviluppo, l'occupazione e la sicurezza nei cantieri”.
“Di fronte a migliaia di operai edili che, in questi mesi hanno raggiunto la soglia della povertà e ad una crisi economica che sta assumendo contorni preoccupanti con il dilagare del lavoro nero, sottopagato e insicuro – ha concluso Colomba – non si può restare indifferenti e non sentire il dovere di lavorare incessantemente per trovare soluzioni in grado di arginare la crisi”.