disattendendo completamente le logiche del dibattito parlamentare, ignorando con tracotanza e sufficienza qualsiasi tipo di istanza di chiarimento nei confronti del suo operato, per sottrarsi sempre e comunque alla risposta dei colleghi parlamentari, e che ora, come se ciò non bastasse, crede, diversamente da tutti noi, di dover essere immune alla valutazione della pubblica opinione e di dover rappresentare l'unica eccezione alla libertà di stampa". Va giù duro il presidente dell'Ars, Francesco Cascio, commentando l'iniziativa dell'assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, che attraverso un esposto all'ordine dei giornalisti avanza l'ipotesi di esercizio abusivo della professione a carico della giornalista Miriam di Peri, per il dossier sulla riforma sanitaria dalla medesima pubblicato sull'ultimo numero di "S".
Per Cascio un assessore che "se ne infischia della sfiducia plateale votata dalla maggioranza dei deputati eletti dal popolo e alza il tiro contro chi dice o scrive cose che non gli piacciono e solleva su ogni quesito che gli si pone un polverone, nell'arrogante, ma ormai vano, tentativo di gettare fumo negli occhi e confondere le idee di operatori e cittadini, arrivando pure a considerarsi onnipotente rispetto alla libertà d'informazione, che se è libera vale per gli altri e vale anche per lui, deve dimettersi".
Il presidente dell'Assemblea è un fiume in piena: "L'assessore Russo invece che replicare e rispondere con puntualità e in modo specifico a quesiti e chiarimenti che gli si pongono su fatti circostanziati e difendere le proprie scelte, confrontandosi e misurandosi con gli altri, ogni volta propone coreografiche mistificazioni, sterili polemiche o, peggio ancora, insinua fatti gravissimi". Così, d'altronde, continua Cascio, "è avvenuto anche in occasione del dibattito in Aula sulla mozione di censura, dove ai deputati, che nel rispetto del mandato fiduciario conferito loro dai cittadini, gli chiedevano contezza su questioni e punti determinati del suo agire, lui riservava, invece che risposte, insulti, additandoli come appartenenti ad un sistema affaristico, mafioso e clientelare". Cascio dice di avere finora taciuto, "come l'equilibrio del mio ruolo impone", affinché "non si appesantisse ulteriormente il clima già rovente che si è innescato intorno alla gestione della sanità siciliana, ma adesso ritengo che la misura sia colma. Non sono più disposto a tollerare che l'assessore continui a reiterare offese verso quanti la pensano diversamente da lui, come evidentemente vale anche per la giornalista Miriam Di Peri, a cui manifesto la mia solidarietà". L'assessore, "piuttosto che continuare a molestare questo Parlamento, disattendendo con sfrontatezza inaudita una sfiducia che, com'è noto, è stata pubblica, chiara e trasversale, dovrebbe trovare il buon senso per dimettersi e smetterla di denigrare tutti coloro che non lo condividono". E, ancora: "Ciascuno di noi ha il dovere di rendere conto alla collettività del proprio operato, laddove è di pubblico interesse, tanto più in un settore delicato come questo che attiene alla vita stessa delle persone. La sanità non è di Russo, ma di tutti e non può trattarla come se fosse una sua proprietà. Mi chiedo - aggiunge Cascio - e chiedo al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, se dobbiamo rimanere ancora ad assistere alle dichiarazioni sconclusionate di Russo, alle sue offese e al fatto che, interrogato circa la gestione dei posti letto, delle nomine dei primari, del 118, delle liste d'attesa, dei punti nascita (tanto per citare alcuni esempi) egli continui a replicare genericamente, usando il disco rotto della strumentalizzazione dei fatti, delle presunzioni sull'amoralità degli altri e gli slogan antimafia, per glissare ogni risposta". "Lascia allibiti - rimarca Cascio - che Russo, davanti ad una sanità che esprime in lungo e in largo sofferenze e disagi, non avverta la necessità di parlare con nessuno se non con se stesso, nè quella di rispondere al Parlamento rispetto al quale è interfaccia esecutiva ed è un tecnico".